Continuano senza sosta i raid contro il centro Padre Nostro di Brancaccio, finito ancora una volta nel mirino dei vandali che ieri sera hanno rotto uno lampioncino nel piazzale Anita Garibaldi. Qui, infatti, si trova il giardino dedicato al Beato Giuseppe Puglisi, che è illuminato da cinque punti luce. Si tratta del terzo episodio nel giro di pochi giorni e del settimo in appena due settimane. Il segnale che la mafia continua a controllare il territorio, anche grazie anche al clima di omertà che accompagna questi episodi. «Ieri sera – ha raccontato a MeridioNews il direttore del centro Maurizio Artale – poco dopo le 23 mi sono accorto che avevano rotto un lampioncino che dà su piazzale Anita Garibaldi. E come al solito nessuno aveva visto o notato qualcosa nonostante la sera la piazza brulichi di persone che portano a passeggio il cane o si affacciano alla finestra».
Si tratta dell’ultimo episodio, in ordine di tempo, dei raid subiti in questi mesi dal centro. L’altro ieri due bottiglie di birra sono state lanciate, in due momenti diversi, contro la struttura fondata da don Pino Puglisi. Ancora prima la sparizione della rete e dell’impianto di illuminazione di un campetto in costruzione e, infine, il furto ai danni del centro per anziani, anche questo in via di costruzione. «Due settimana fa – ha detto – ignoti hanno portato via 30 sacchi di cemento, una carriola e diverse reti elettrosaldate dal centro aggregativo diurno per anziani. Il colmo è che anche in quella occasione nessuno ha visto niente. Eppure, per portare via tutto quel materiale hanno utilizzato sicuramente un camion, ma nessuno si è sentito in dovere di segnalare qualcosa».
Episodi che sicuramente non hanno scoraggiato gli operatori e i volontari del centro, ma che certamente hanno contribuito a diffondere un senso di frustrazione, al punto che Artale ha smesso da tempo di sporgere denuncia contro questi atti vandalici. «L’obiettivo di questi raid è duplice – ha spiegato – da un lato stancarci, dimostrando che quando c’era la mafia che controllava il territorio si stava meglio, perché il centro Padre Nostro è l’unico presidio di legalità nel quartiere. Dall’altro educare i ragazzini, poco più che undicenni, prima con piccoli atti intimidatori, poi con l’attack nei lucchetti fino ad ammazzare: è la scuola della manovalanza della mafia. E lo Stato non fa nulla: se dopo 85 denunce in vent’anni non ne hanno mai preso uno, crescono con l‘idea di essere invincibili. Non a caso – ha aggiunto – da tempo avverto le forse dell’ordine ma non denunzio più: a che servirebbe? Solo a ingolfare i tribunali».
Proprio per sollecitare un intervento da parte dello Stato, il consiglio direttivo del centro Padre Nostro ha stabilito di svolgere un sit-in davanti la Prefettura: «Si terrò il 22 giugno, dalle 9 alle 19: dieci ore di solidarietà per il centro Padre Nostro. Abbiamo già chiesto l’autorizzazione per il corteo e per l’occupazione del suolo pubblico. Al termine, dopo le 20 – ha concluso – ci sarà una veglia nel cantiere in memoria di don Pino».
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