Degli alberi piantati in via Teatro Massimo è rimasto solo uno scheletro rinsecchito. «La mia non è una polemica nei confronti solo dell’amministrazione comunale. Anche noi cittadini dobbiamo fare la nostra parte per prenderci cura delle cose pubbliche, che sono di tutti».
A parlare a MeridioNews è Roberto Zappalà, coreografo e direttore artistico del Centro nazionale di produzione della danza Scenario Pubblico che, nel 2015, ha donato alla città oltre venticinque piante. Gli arbusti, sistemati nella zona dove c’è anche la sede del centro, adesso sono tutti secchi, morti. Così li ha trovati, al rientro dalle ferie estive, Zappalà che negli anni se ne è preso cura insieme al suo staff e ai negozianti della zona.
«Da parte dell’amministrazione può esserci qualche responsabilità – spiega – ma i Comuni che non hanno particolari quantità di denaro vanno, in un certo senso, aiutati. Forse sarebbe stato meglio scegliere delle piante diverse, che necessitano di meno cure, visto che non c’è la possibilità di avere un sistema di irrigazione». Quelle sistemate nei vasi contenitori, invece, «hanno bisogno di essere innaffiate due volte al giorno», precisa.
All’interno dei contenitori di pietra sono rimasti sono tronchi, rami e foglie secche. «Le piante messe peggio sono quelle sistemate nei contenitori che si trovano di fronte alle abitazioni di privati. Mi dispiace – aggiunge Zappalà – dovere notare gli i residenti della zona siano rimasti indifferenti. Credo che ogni cittadino dovrebbe farsi carico dei beni pubblici in un’ottica di sistema di comunità».
Dentro ai contenitori, nella terra, ci sono cartacce, mozziconi di sigaretta, gratta e vinci perdenti e altri piccoli rifiuti di ogni tipo. «Tenere pulito è anche compito di tutti gli abitanti – continua – perché non si può pretendere che venga qualcuno ogni giorno a pulire vaso per vaso». L’appello che il coreografo fa ai suoi concittadini è quello alla «maturità», in tema anche con il topic che Scenario Pubblico tratterà in occasione del diciottesimo anno di attività del centro. «Ancora oggi vedo molte persone che buttano le carte per terra. Questo mi sembra assurdo, ma – conclude – probabilmente è il sintomo che si dovrebbero organizzare più occasioni di confronto su questi argomenti».
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