Prima una piantina. Poi una seconda. Alla fine tutte e tre quelle che riempivano una fioriera, svuotandola completamente. Fino a che fare finta di niente e lasciar correre è stato impossibile. Quei fiori, che qualcuno evidentemente ha trovato particolarmente belli tanto da prenderli e portarseli a casa, nemmeno un mese fa contribuivano a colorare e abbellire il Centro diurno aggregativo per anziani di via san Ciro a Brancaccio, pezzo importante del Centro di accoglienza Padre Nostro fondato da padre Pino Puglisi. La struttura, infatti, è stata ufficialmente inaugurata alla presenza dell’arcivescovo Corrado Lorefice il 21 aprile, un traguardo per il quartiere raggiunto dopo anni di lavori e cantieri che si sono dati il cambio.
Quelle 16 fioriere sono state installate per evitare che le automobili venissero posteggiate sul marciapiede che costeggia la struttura, episodio avvenuto proprio la sera prima dell’inaugurazione del Centro. «All’inizio abbiamo chiuso un occhio e abbiamo sostituito subito le piantine mancanti, ma adesso ne hanno fatte sparire tre tutte assieme, quindi abbiamo denunciato l’accaduto. Chi l’ha fatto deve solo vergognarsi». È molto duro Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro, che agli atti di vandalismo non vuole proprio abituarsi. «Il lavoro è lungo, ma non molliamo – dice – È come se ci fosse un senso di legittimità: è là, a portata di mano ed è gratuita, quindi me la prendo e me la porto. La verità però è che è veramente bello arrivare a Brancaccio e trovare finalmente un angolo tutto colorato, pulito e fiorito. Piace a tutti, ma il problema principale lì resta l’omertà: nessuno dice niente quando assiste a episodi di questo tipo».
«Una piantina costa tre euro, non è per la cifra chiaramente che ci indigniamo, è il gesto che ci lascia così», continua. Tuttavia, Artale è convinto che si tratti di un gesto di delinquenza generale e isolato, non mirata al Centro per anziani e al team che vi lavora. «È un problema proprio di cultura», precisa. Ma a certi atteggiamenti, dal rubare i fiori o posteggiare sul marciapiede, non si può rispondere con altrettanta inciviltà, che non porterebbe a niente. Serve insistere, non mollare la presa. La storia del Centro per anziani tuttavia è travagliata: già durante i lavori di realizzazione, infatti, durati circa 12 anni non sono mancati degli episodi di vandalismo, danneggiamenti e furti. Segnali su segnali mandati da quella fetta di quartiere che lì quel Centro non lo voleva. Adesso però il gesto sembra di altra natura e slegato dagli episodi del passato: «Qualcuno avrà semplicemente pensato “che bella sta piantina, quanto me la porto a casa”».
La soluzione, secondo il presidente, è una sola: una «rieducazione culturale». Per renderla possibile bisogna partire dalle scuole, dai bambini. È meno ottimista, invece, per gli adulti di oggi: «Penso a tutti quegli anziani seduti davanti alla parrocchia di Brancaccio da dieci anni, che se ne stanno lì a guardare e a cui il parroco non ha mai detto niente – dice – Non hanno stimoli nemmeno da quelle agenzie educative che dovrebbero fornirglieli. Se il primo a fregarsene è il parroco, disinteressato a sollecitarli a fare qualcosa, cosa può mai cambiare? Nessuno ha voglia di instaurare un dialogo e così non faremo mai niente. Noi però insistiamo, pianta dopo pianta. Ci vogliono costanza e perseveranza, ce l’ha insegnato proprio padre Pino Puglisi. Sicuramente non ci prenderanno per stanchezza».
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