Cefop, una storia italiana

Parlare della formazione professionale è alquanto impopolare. Almeno da qualche anno a questa parte, poiché è stato ed è terreno di proprietà della politica. Ne sono la riprova le diverse indagini, non ultima del quotidiano la Repubblica, di qualche tempo fa, che ha evidenziato le crescita esponenziale di occupati e risorse finanziarie destinate al settore in concomitanza di una scadenza elettorale.

Noi della redazione nutriamo il dubbio che anche il 2012 non si sottrarrà a questa spietata legge. Spietata perché ingrossare gli Enti formativi con nuovi occupati, che poi si ritrovano precari o per di più licenziati dopo qualche anno per carenza di finanziamenti, proprio non va.

Ancora peggio è parlare del Cefop. Parola scomoda. Tante le ragioni che spingono a evitare questioni o querele. E lo facciamo senza dare alibi ad alcuno di strumentalizzare argomenti e contenuti trattati con coraggio, trasparenza e lealtà verso i nostri lettori. Proprio così, sappiamo che è facile stare zitti, ma è da impavidi porsi domande ed interrogativi quando le cose non sono chiare fino in fondo.

Il Cefop si ritrova, per scelte più o meno divine, da associazione senza finalità di lucro ad impresa. Motivo per il quale, in una certa epoca storica, oleata da un certo fare politico, il Cefop va in amministrazione straordinaria. Ebbene sì, ha avuto il privilegio di essere trattata come la Fiat. Cioè una grande impresa, con i suoi 1.000 dipendenti ed oltre 22 milioni di euro di finanziamento. Un “boccone” che fa gola a chiunque.

Senza con questo entrare nel merito delle scelte hanno portato all’applicazione del Decreto Legislativo 8 luglio 1999, n.270 nel caso del Cefop, si perviene alla dichiarazione dello stato di insolvenza. E’ opportuno far conoscere ai nostri lettori, seppur in sintesi, il profilo di applicabilità dello strumento normativo.

Intanto cominciamo con il dire cosa si intende per amministrazione straordinaria. Così come definito dall’articolo 1 del Decreto legislativo 270/99, “L’amministrazione straordinaria è la procedura concorsuale della grande impresa commerciale insolvente, con finalità conservative del patrimonio produttivo, mediante prosecuzione, riattivazione o riconversione delle attività imprenditoriali”.

Chi può essere ammesso alla presente procedura? Interviene al riguardo l’articolo 2: “Possono essere ammesse all’amministrazione straordinaria, alle condizioni e nelle forme previste dal presente decreto, le imprese, anche individuali, soggette alle disposizioni sul fallimento che hanno congiuntamente i seguenti requisiti: a) un numero di lavoratori subordinati, compresi quelli ammessi al trattamento di integrazione dei guadagni, non inferiore a duecento da almeno un anno; b) debiti per un ammontare complessivo non inferiore ai due terzi tanto del totale dell’attivo dello stato patrimoniale che dei ricavi provenienti dalle vendite e dalle prestazioni dell’ultimo esercizio. Le imprese dichiarate insolventi a norma dell’articolo 3 sono ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria qualora presentino concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico delle attività imprenditoriali”.

Si prosegue chiarendo che “Tale risultato deve potersi realizzare, in via alternativa: a) tramite la cessione dei complessi aziendali, sulla base di un programma di prosecuzione dell’esercizio dell’impresa di durata non superiore ad un anno (“programma di cessione dei complessi aziendali”); b) tramite la ristrutturazione economica e finanziaria dell’impresa, sulla base di un programma di risanamento di durata non superiore a due anni (“programma di ristrutturazione”).

Il Decreto prevede che il commissario straordinario o, come nel caso del Cefop, i tre commissari …”entro i sessanta giorni successivi al decreto di apertura della procedura, presentano al Ministero dell’industria un programma redatto secondo uno degli indirizzi alternativi indicati nell’articolo 27, comma 2. Articolo, quest’ultimo, che individua le condizioni per l’accesso alla procedura. Infatti “Le imprese dichiarate insolventi a norma dell’articolo 3 sono ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria qualora presentino concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico delle attività imprenditoriali”.

Quindi, spetterà ai commissari valutare le condizioni per la cessione di uno o più rami d’azienda. Nel caso del Cefop corrispondono a tre tipologie di attività. Gli Interventi Formativi con circa 21 milioni di euro di dotazione finanziaria del Fondo sociale europeo (Fse). I Servizi Formativi (21 Sportelli Multifunzionali) con un finanziamento a valere sul Fse di circa 5,5 milioni di euro. L’Obbligo Istruzione e Formazione(O.I.F.) con una dotazione finanziaria di circa 1 milione di euro.

Una bella grana, per i tre avvocati. La complessità organizzativa, funzionale e patrimoniale-finanziaria hanno implicato, intatti, la scelta ministeriale di nominare non un solo commissario, ma tre. Quindi, scegliere di cedere i rami con un “programma di cessione dei complessi aziendali”, con la prosecuzione di un anno di attività. Oppure, decidere la ristrutturazione economica e finanziaria dell’impresa, sulla base di un programma di risanamento di durata non superiore a due anni (“programma di ristrutturazione”).

Nel successivo articolo 55 è previsto che il programma è redatto sotto la vigilanza del Ministero dell’Industria e dello sviluppo economico. Programma che deve indicare, secondo quanto previsto dall’articolo 56, “a) le attività imprenditoriali destinate alla prosecuzione e quelle da dismettere; b) il piano per la eventuale liquidazione dei beni non funzionali all’esercizio dell’impresa; c) le previsioni economiche e finanziarie connesse alla prosecuzione dell’esercizio dell’impresa; d) i modi della copertura del fabbisogno finanziario, con specificazione dei finanziamenti o delle altre agevolazioni pubbliche di cui è prevista l’utilizzazione.

Se è adottato l’indirizzo della cessione dei complessi aziendali, il programma deve altresì indicare le modalità della cessione, segnalando le offerte pervenute o acquisite, nonché le previsioni in ordine alla soddisfazione dei creditori. Se è adottato l’indirizzo della ristrutturazione dell’impresa, il programma deve indicare… le eventuali previsioni di ricapitalizzazione dell’impresa e di mutamento degli assetti imprenditoriali, nonché i tempi e le modalità di soddisfazione dei creditori, anche sulla base di piani di modifica convenzionale delle scadenze dei debiti o di definizione mediante concordato”.  Esecuzione del programma che comunque è sottoposto a preventiva autorizzazione del Ministero dell’Industria e dello sviluppo.

Infine va rilevato che i commissari straordinari possono procedere all’alienazione dei beni dell’impresa insolvente in conformità alle previsioni del programma autorizzato in conformità dei criteri generali stabiliti dal Ministro dell’industria.

“La vendita di beni immobili, aziende e rami d’azienda di valore superiore a lire cento milioni è effettuata previo espletamento di idonee forme di pubblicità. Il valore dei beni è preventivamente determinato da uno o più esperti nominati dal commissario straordinario”.

Tutto quanto sopra evidenziato al solo fine di sottolineare come sia alquanto complessa le gestione del Cefop. Ma per questo ci sono i commissari pagati dal ministero. E non solo: un gruppo di validi collaboratori, coordinati da un direttore regionale, supportano la costante e stressante attività degli inviati dal Ministero dell’Industria e dello sviluppo economico. Proprio così, un direttore regionale di grande esperienza e professionalità che ha volentieri lasciato gli uffici romani del Cefop per dedicarsi compiutamente a risollevare le sorti del proprio Ente. Un comportamento che va sicuramente sottolineato come positivo. Il vero valore aggiunto per la nuova struttura di coordinamento regionale.

Ci piace affrontare anche i diversi punti irrisolti che, a nostro modesto avviso, ma solo a nostro avviso, possono incidere sulla complessiva gestione dell’Ente di formazione. Intanto, va detto che una parte dei dipendenti versa in uno stato di dramma sociale. Ci riferiamo a coloro che hanno operato nelle corsualità dell’Obbligo Istruzione e Formazione (OIF). Si tratta di una delle aree di attività del Cefop il cui servizio è destinato a giovani in obbligo formativo. Tale personale è in attesa di 19 mensilità. Una enormità. Non si ritrova in nessun altro settore dell’economia una tale situazione. Famiglie sul lastrico nonostante abbiano lavorato.

E’ chiaro che trattasi di una vicenda che i commissari hanno ereditato dal passato e per la quale siamo certi che faranno quanto è nelle loro possibilità per trovare adeguata soluzione al pagamento delle retribuzioni arretrate. Quali le responsabilità? Certamente non dei commissari, ma di chi al tempo non ha erogato le spettanze pur in un momento in cui il Cefop aveva prodotto il Durc in regola, grazie all’intervento del Presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Infatti, con una delibera di giunta apposita Lombardo fece sbloccare i pagamenti in favore del personale operante negli Sportelli multifunzionali del Cefop. Mentre così non fu per i mandarti di pagamento relativi all’OIF.

Infatti, nonostante la precedente amministrazione del Cefop avesse presentato l’incartamento per l’emissione del mandato, inspiegabilmente accaddero strane cose negli uffici assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale. In buona sostanza, qualcuno ebbe la felice idea di sostituire il funzionario che avrebbe dovuto istruire per la liquidazione e quindi il pagamento del carteggio relativo alle attività OIF del Cefop. Cioè, accade che subentra un nuovo funzionario che, non conoscendo bene la procedura, non fece in tempo ad emettere i mandati di pagamento.

Trascorso il mese di validità del Durc, peraltro non più rinnovato per i noti problemi dell’Ente, quei mandarti non furono mai più emessi. E dopo quasi 20 mesi, nessuno sa fornire una risposta. Non che i lavoratori impegnati nei Servizi formativi stiano meglio. I ritardi nell’erogazione delle retribuzioni è contenuto, solamente 6 mesi. Invece i lavoratori degli Interventi formativi sono cassaintegrati in attesa dell’avvio (?) dell’Avviso 20.

Altra vicenda che riteniamo utile affrontare riguarda i possibili licenziamenti di parte del personale. Infatti, da quanto appreso, sembrerebbe che con la dotazione finanziaria proveniente dall’Avviso 20/2011 potrebbero trovare utile collocazione solamente una parte dei lavoratori. Dalle notizie assunte sembrerebbe che siano stati sottoscritte intese sindacali per avviare in mobilità, secondo quanto previsto dalla legge 23 luglio 1991, n.223, circa 350 lavoratori.

Qualche dubbio lo solleviamo. Se risulta a verità quanto rappresentatoci e sempre se è vero che la dotazione finanziaria non si discosta da quella degli anni precedenti, non si comprende il perché di un numero così elevato di lavoratori da licenziare. Per chiarire, la precedente amministrazione aveva raggiunto un accordo nel 2011 con i sindacati per porre in mobilità, seguendo la Circolare assessoriale n. 10 del 05/10/1994 e successive modifiche ed integrazioni solamente 160 lavoratori. Era previsto anche un piano di pensionamenti che avrebbe agevolato il processo di snellimento. Se è veramente così, ci chiediamo cosa sia successo nel frattempo che possa giustificare il raddoppio dei licenziati.

Peraltro la procedura seguita nel 2011 richiamava la legislazione regionale ed il sistema di garanzie occupazionali previsto dalla legge 1 settembre 1993, n.25 e successive modifiche ed integrazioni. Quadro normativo che ci risulta essere ancora in vigore. Il presente accordo prevede invece l’applicazione degli articoli 4 e 24 della legge 223 del 1991 che produce l’effetto dell’eventuale licenziamento per impossibilità di successiva ricollocazione del lavoratore. E’ chiaro che le nostre perplessità sono le stesse dei tanti lavoratori che hanno chiesto alla testata giornalistica di contribuire a fare chiarezza sulle vicende trattate.

Resta inteso che le argomentazioni affrontate in questo articolo possono essere oggetto di precisazioni o smentite. Il futuro del Cefop e dei lavoratori interessa non solo i circa 1000 addetti, ma l’intero sistema formativo siciliano. Eventuali cessioni di rami o determinazioni assunte dai commissari straordinari in applicazione del Decreto Legislativo 270/99 certamente produrranno modificazioni sostanziali nell’assetto della formazione professionale siciliana oltre che di centinaia di famiglie di lavoratori.

Siamo certi che le determinazioni che saranno assunte per il futuro del Cefop e dei lavoratori costituiranno l’unico esempio di scelta asettica da qualunque condizionamento politico o elettorale. Il corpus normativo di supporto e la procedura con a capo tre commissari e non uno, costituiscono l’unico rimedio in Sicilia ad inciuci e perversioni politico-affaristiche.

 

 

Giuseppe Messina

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