Cefalù, due prof condannate per diffamazione Giudicato lesivo dire vastasi a genitori e alunni

Due professoresse condannate per aver pronunciato «frasi e commenti diffamatori» contro alcuni alunni e i loro rispettivi genitori danneggiando così «la loro reputazione». Protagoniste di questa spiacevole vicenda sono Giovanna Ventimiglia e Sonia Zito – quest’ultima la vice preside della scuola -, due insegnanti deli liceo Classico Mandralisca di Cefalù, nel Palermitano, condannate in primo grado dal tribunale per diffamazione e al pagamento della sanzione penale di 700 euro.

Il fatto risale a cinque anni fa, quando le due docenti, all’epoca dell’accaduto ancora in servizio, avevano pronunciato delle “parole offensive” durante le ore di lezione all’interno dell’istituto di istruzione superiore, non davanti ai diretti interessati ma in un’altra aula. Per loro sfortuna, però, i loro commenti sono stati registrati e poi salvati in un cd rom dai presenti. Le persone offese, infatti, sono venute a conoscenza dell’episodio grazie all’ascolto della traccia acquisita agli atti del processo, in cui le due donne, parlando con gli studenti di un’altra classe, pare, si riferissero ad alunni e genitori con frasi come «Si vidi proprio ca su vastasi» e «Parianu tanti baccanti ca currianu».

Un fatto increscioso che ha mandato su tutte le furie i diretti interessati spingendoli a presentare una querela per diffamazione, seguita nella citazione a giudizio delle due insegnanti. Durante il dibattimento – che fa riferimento a fatti accaduti nel 2012 – Sonia Zito è stata difesa dall’avvocato Giuseppe Rigatuso, mentre Giovanna Ventimiglia è stata assistita dai legali Massimo Spoto e Carlo Riela. Le sei persone, tra studenti e genitori, che alla fine si sono costituite parti civili, sono state difese da Salvatore Sansone, Vincenzo Alaimo e Sonia Lecca.

Dopo aver vagliato le dichiarazioni e le prove raccolte, i giudici hanno dato ragione ai ragazzi e ai loro rispettivi genitori riconoscendo loro un risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede – a cui sono state aggiunte le spese di lite – pari a quindici mila euro. La condanna è stata emessa il 3 febbraio scorso dal giudice di Pace di Termini Imerese, Lilia Quartararo che ha preso sessanta giorni per depositare la motivazione della sentenza, ancora non passata in giudicato. 

Si dicono pronti a dare battaglia, comunque, i legali delle due insegnanti che intendono impugnare la sentenza: «Nel momento in cui leggeremo le motivazioni della sentenza – hanno commentato Spoto, Rigatuso e Riela – procederemo immediatamente a fare ricorso in appello».

Mario Catalano

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