Un’omelia in cui ha trovato spazio anche la lotta alla mafia. Sarebbe bastato questo a monsignor Salvatore Muratore, vescovo di Nicosia, per finire oggetto di un attacco a distanza da parte del sindaco di Catenanuova, Aldo Ubaldo Biondi. Il vescovo – in visita in una parrocchia del centro in provincia di Enna, dove ha parlato davanti a centinaia di persone accorse per salutare un parroco che lasciava la sua sede – avrebbe concluso il proprio discorso sottolineando l’importanza di combattere la criminalità organizzata. Le parole di Muratore avrebbero suscitato anche l’applauso spontaneo da parte degli scout presenti. Decisamente diversa, invece, è stata la reazione del primo cittadino a cui quell’esplicito riferimento alla presenza di Cosa Nostra nella cittadina che amministra non è proprio piaciuto: «Penso che ha preso un abbaglio, cortesemente non lo dica più», ha detto dal palco della piazza principale qualche giorno fa.
In occasione del 25esimo anniversario dell’associazione Misericordia nel paese, il sindaco ha voluto prendere la parola dal palco e, dopo aver lodato il lavoro di alcuni gruppi cittadini, ha risposto a monsignor Muratore: «Quello che ha detto in maniera imprudente il vescovo, che Catenanuova è una città mafiosa… penso che ha preso un abbaglio e cortesemente non lo dica più – ha esordito -. Catenanuova è un paesino dove si fa cultura, dove si lavora, dove c’è un impegno sociale da parte di tutti». Secondo il primo cittadino, al massimo, si può parlare di malavita. «Certo – ha continuato – la posizione geografica, lo dico sempre, a volte ci favorisce, a volte ci penalizza: da un lato siamo vicini all’autostrada, al porto, all’aeroporto, ma dall’altro lato ci possono essere persone malavitose che possono venire qua come altrove, ma dire che è una città mafiosa… ha sbagliato, e spero che su questo argomento non ci torneremo mai più». Parole che hanno riscosso un timido applauso dei presenti, a eccezione dei due sacerdoti presenti sul palco.
Non è la prima volta che il sindaco balza agli onori della cronaca. È diventato virale il video in cui, quattro anni fa, a conclusione di un concerto di Povia, si esibiva in un appassionato discorso chiuso con l’esclamazione «viva u pilu», rievocando il celebre Cetto La Qualunque interpretato da Antonio Albanese. Nel marzo scorso Biondi è stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 73.300 euro al Comune per danno erariale, a seguito dell’incarico ritenuto illegittimo affidato a un’assistente sociale tra il 2009 e il 2013.
Catenanuova è da tempo al centro di interessi mafiosi, contesa in particolare da Cosa Nostra di Enna e quella catanese. Lo dimostrano le inchieste della magistratura, gli arresti e i fatti di sangue del recente passato. Nel 2008 nella cosiddetta strage di Catenanuova fu ucciso Salvatore Prestifilippo Cirimbolo e altre cinque persone rimasero ferite. Secondo gli inquirenti si è trattato di un regolamento di conti. Prestifilippo Cirimbolo e il fratello Maurizio avevano minacciato alcuni esponenti del clan catanese dei Cappello, egemone nel paese dell’Ennese, dal quale i due volevano rendersi indipendenti. Uno smacco che avrebbe dovuto essere punito in maniera esemplare. Tanto che l’attentato, con un kalashnikov, avvenne nei pressi di un bar nel pieno centro cittadino. Nel 2012 un nuovo omicidio, quello di Prospero Leonardi, secondo gli inquirenti sempre attribuibile ai contrasti tra la mafia locale e quella etnea.
«Un primo cittadino – prende posizione l’associazione antiracket I Cittadini contro le mafie e la corruzione – non può ignorare e sottovalutare tale fenomeno, ampiamente dimostrato dai fatti, creando nell’immaginario collettivo una realtà distorta che impedisce alla cittadinanza di prendere coscienza del fenomeno per poterlo meglio fronteggiare».
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