La partita termina com’era iniziata:
zero a zero. Novanta minuti di vento, un tempo a favore e l’altro a sfavore, portano un punto al Catania e ne lasciano un altro al Catanzaro. Pochi tiri in porta e qualche occasione in più, mancata per un soffio, sono state le emozioni più intense della gara. Ma i protagonisti dell’incontro, al posto dei calciatori e del gioco, sono stati gli effetti degli agenti atmosferici che hanno interessato lo stadio calabrese.
Il
pallone decolla, prende quota, s’impenna. Poi rallenta, fa una virgola all’indietro e piove giù. È la forza del vento a ridisegnare la traiettoria cercata dal rinvio del portiere del Catania, Liverani. Un’immagine che, al primo rinvio da fondo campo, ha riportato la memoria di molti spettatori alle partitelle d’infanzia giocate col leggerissimo Super Tele. Tornata la palla a terra, se fosse poi accaduto qualcosa di più stupefacente, o anche solo un poco interessante, il racconto della sfida tra giallorossi e rossazzurri avrebbe messo in primo piano i gol, le azioni, le giocate dei singoli calciatori. Così non è stato, e sarebbe ingeneroso dare tutta la colpa al vento: almeno per chi ricorda risultati ed emozioni di quelle partite, giocate da bimbi, in cui il segreto della vittoria era indovinare il punto in cui il pallone sarebbe caduto.
I giocatori di Catanzaro e Catania non sono stati particolarmente bravi in questo. E neppure tanto di più nel resto. Rispetto alla gara d’andata, finita 4-1 per la squadra etnea, punteggio e gioco sono stati stavolta molto più equilibrati. Segno di crescita per i calabresi, che in classifica riescono a mantenersi un punto avanti ai rossazzurri. Che invece hanno conquistato una sola vittoria nelle ultime sette giornate, e per la terza consecutiva non trovano il gol. Cambiati gli interpreti, nulla cambia. Sono poche le conclusioni in porta tentate dall’attacco, che l’allenatore Giuseppe Pancaro ridisegna col tridente formato da Di Cecco, Calderini e Falcone. Mentre Calil, il capocannoniere della formazione, resta in panchina a riposare.
La prima occasione capita sul piede di Russotto, tornato in campo dopo un lungo infortunio. L’ex idolo della tifoseria catanzarese prova a fare gol su calcio di punizione, al 12esimo, ma il portiere Grandi devia in angolo. Al 38esimo tocca a Liverani impegnarsi e interferire di piede sul tiro ravvicinato dell’attaccante Firenze. Il primo tempo finisce con meno occasioni che cartellini gialli, due sanzioni a una per il Catania. Così sarà pure la ripresa. Al rientro in campo, colpevole di avere sprecato il favore del vento, il Catania paga pegno: deve giocare controvento e pure controluce. Le ombre del tramonto si allungano verso l’area di rigore rossazzurra. Portano però solo un vero brivido: al 75esimo, su cross di testa di Moi, Agnello e Razzitti mancano il gol sul versante opposto della porta, sguarnito. Non fa di più il Catania, che aspetta il 91esimo per risvegliare Grandi. Il portiere intercetta un pallone, in area piccola, che sarebbe potuto arrivare sulla testa dell’appena entrato Lupoli.
«La gara è stata condizionata dal vento – spiega Pancaro in sala stampa – Ma avremmo meritato di vincere». L’allenatore del Catania si dice «soddisfatto, anche per il rientro in campo di Russotto». Con ventisei punti in classifica, tolti i dieci di penalizzazione, la squadra è sestultima e non riesce ad allontanarsi dalla zona retrocessione: «Dovremo sfruttare meglio le prossime partite», conclude il tecnico. I tifosi del Catania non hanno potuto partecipare alla trasferta per disposizioni di sicurezza delle autorità. I rivali calabresi, invece, hanno contestato l’operato del loro presidente: «Cosentino vattene». Cori e striscioni trasmessi anche dalle videocamere, e che hanno ricordato ai catanesi atmosfere non troppo passate.
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