«Vorrei che questo libro sia utile ai cittadini e che sia un breviario che lei possa utilizzare ogni giorno». Così esordisce il costruttore Andrea Vecchio, rivolgendosi al Sindaco di Catania Raffaele Stancanelli e agli altri uditoripresenti, sabato mattina nella sala del Museo Civico del Castello Ursino, alla presentazione del libro “Catania”, stampato a cura della sezione etnea dell’ANCE, Associazione Nazionale Costruttori Edili, di cui Vecchio è presidente.
Il volume, nato da un’idea dello stesso imprenditore e realizzato grazie al contribuito dei professori Maurizio Caserta e Francesco Russo, è un’opera corale sulla città che racchiude le voci di personalità catanesi, di nascita o di adozione, alle quali Vecchio ha chiesto soluzioni e idee per contrastare lo stato di innegabile degrado in cui il comune etneo versa ormai da anni.
Distribuito gratuitamente nella sede dell’ANCE e in alcune librerie della città (Cavallotto e Tertulia, per esempio) il testo può essere consultato e scaricato via Internet dal sito www.ancecatania.it, proprio per realizzare l’intento di regalarlo al maggior numero di lettori possibili. Con la speranza di suscitare reazioni estimolare nuove idee.
«Ho invitato ottantacinque persone a scrivere un contributo – spiega Vecchio – Alcune hanno rifiutato garbatamente, altre con scherno, cinquantanove hanno accettato». Ed è proprio dando voce a molti di questi autori che si è svolta la presentazione, attraverso la lettura di alcuni dei passi più significativi eseguita dai giovani attori catanesi Davide Coco e Pamela Toscano. Lettura alternata che è stata interrotta solo da due intermezzi musicali di un altro catanese, il pianista jazz Alberto Alibrandi, nella volontà dell’ANCE di unire musica,recitazione e fotografia (da sfondo hanno fatto le immagini di Catania che arricchiscono il libro, realizzate da Carmen Cardillo e Oriana Tabacco) e «fare della presentazione – come sottolineato dalla giornalista Flaminia Belfiore che la ha condotta – un piccolo momento di spettacolo per celebrare un libro, che in quanto tale è anch’esso frutto dell’arte».
Dai contenuti degli interventi e dall’atteggiamento di chi li ha scritti sono derivate le tre sezioni di cui il volume è composto: “Non vi sarà facile”, la sezione dei pessimisti che comunque non hanno rinunciato a partecipare con il loro intervento; “Si può fare”, che dà voce agli speranzosi; e “Lo facciamo”, la sezione più corposa che racchiude soluzioni, proposte e tentativi in parte già in atto.
«Manca una sezione – dice Vecchio al sindaco Stancanelli. Quella che deve scrivere lei e quelli come lei che si occupano di amministrare la città: “Facciamolo”. Perché molte soluzioni potranno essere attuate solo se voi le raccoglierete».
Chiamato in causa non solo dal presidente dell’ANCE, ma anche in tanti brani tratti dal testo, il sindaco ha infine preso la parola. Subito sulla difensiva, ha ribadito a Flaminia Belfiore, che lo ringraziava per essere presente nonostante tutti gli impegni e per essersi trattenuto fino alla fine, che «non è una novità che quando vengo ai convegni vi rimango». Per poi continuare con un attacco violento a Franco Battiato, di cui, pur non facendo il nome, ha letto le parole che lo «indignano e ingiuriano»: “…come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando…”(Sgalambro) e siccome sono in tanti ed enunciano programmi incondivisibili, e siccome hanno già infettato la società civile, e siccome quando si muovono con le loro guardie del corpo sono ripugnanti, mi dico ma non sarebbe bello poter cambiare genere? Abdicare, rinunciare al genere umano?, scrive Battiato.
«Le prediche di chi sale in cattedra e spara sul mucchio non aiutano la città», dichiara adirato Stancanelli. «Mi indigno se i professorini si mettono in cattedra e accusano, scrivendo una lettera, chi lavora per la città dalla mattina alla sera», continua il sindaco, rivelando che ai “professorini” preferisce Mughini che non ha dato lezioni, non avendo quindi considerato il riferimento alla Catania al buio per mancanza di soldi nelle casse del comune come una critica all’operato dell’Amministrazione.
Il primo cittadino ha sottolineato che i problemi della città hanno origine lontana e che si risolvono collaborando e non attaccando, e ha lodato l’iniziativa di Vecchio: «Questo libro è a completamento della mia idea di raccogliere progetti e soluzioni per la città attraverso gli Stati Generali».
«Se fossi in lei non me la prenderei in maniera così accorata». Con garbo Andrea Vecchio risponde alla polemica del sindaco, ma soprattutto con la schiettezza e l’energia che lo contraddistinguono: «Non possiamo negare che in questa città c’è stata una quantità di mala politica e di corruttela che è sotto gli occhi di tutti, e se qualcuno dice che “i lupi sono scesi dalle montagne” io sono d’accordo. Ma lei non fa parte dei lupi – continua Vecchio – perché lei è appena arrivato: è il figlio di quel padre e di quei padri che hanno contribuito al disastro e la colpa dei padri non deve ricadere sui figli».
Gli esempi del disastro forniti da Vecchio sono numerosi: l’inefficienza di molti impiegati pubblici, lo stato indecente degli uffici comunali, la gestione di alcuni beni della città. Stancanelli è seduto accanto a Puglisi Cosentino e il riferimento al rinato Palazzo Valle per mano dell’imprenditore e della sua Fondazione non può mancare. Come non può mancare la questione Librino, citata in molti interventi del libro, al quale ha contribuito anche Antonio Presti, promotore della Porta della Bellezza e delle iniziative volte alla riqualificazione del quartiere. «Un quartiere – dice Vecchio – dove i soldi sono stati spesi male, senza un disegno preparatorio, perché le strade e le fognature non portano voti, mentre i palazzi, anche se costruiti in mezzo al deserto, sì».
Sempre rivolgendosi al sindaco, continua sul lavoro degli Stati Generali, al quale, fa notare Vecchio, il libro si sovrappone del tutto casualmente (il progetto di “Catania” risale infatti a febbraio 2009): «Non riempia i suoi Stati Generali di una serie di chiacchiere su cose che non si possono fare in questa città. Abbiamo bisogno di cose semplici, di idee chiare e non paludose. E non si indigni per le critiche – conclude Vecchio. Perlavorare “per” qualcosa bisogna evidenziare il “contro”, evidenziare gli errori del passato per non rifarli più».
A margine della giornata, una proposta lanciata da noi di Step1 ed entusiasticamente raccolta dal presidente dell’Ance. E’ un invito a tutti voi a partecipare ed a prendere posizione tra pessimisti, volenterosi o pragmatici. Uscendo, in ogni caso, fuori dal branco.
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