Cronaca

Il taglio dei fondi per gli Asacom a Catania, parla il papà di un bimbo disabile: «Dal sindaco giustificazioni inaccettabili»

Asacom, cioè Assistente specialistico all’autonomia e alla comunicazione. Si tratta della persona che, dalla scuola dell’infanzia alla scuola superiore, supporta alunne e alunni con disabilità gravi. Parliamo anche della figura che – oltre ad affiancare la persona con disabilità – coadiuva l’attività dell’insegnante di sostegno, fornendo un tipo di assistenza specifica e complementare a quella del sostegno, con lo scopo di favorire l’integrazione dell’alunna o dell’alunno nella classe e, più in generale, di migliorare la sua vita didattica. A Catania nelle ultime settimane la sigla Asacom è diventata più nota soprattutto perché una delibera della giunta Trantino dello scorso settembre ha tagliato del 15 per cento le ore – e quindi le risorse economiche – di questo servizio. Una sottrazione considerevole, che sin da subito ha provocato le proteste delle famiglie e delle associazioni che si occupano di disabilità.

«È inutile risparmiare su qualcosa di necessario», dice a MeridioNews Santo Musumeci, presidente dell’associazione Catania Più Attiva, una delle realtà che su questa questione ha detto di voler presentare ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar). «Come associazione siamo in contatto con diverse famiglie – dice Musumeci – e loro sono pronte a procedere in questo senso». Per presentare ricorso al Tar c’è tempo fino a lunedì 25 novembre, ma qualcosa si è già mossa nello stesso Consiglio comunale – e non solo nel campo dell’opposizione. Una parte della maggioranza che regge la giunta Trantino, infatti, non ha visto di buon occhio né il provvedimento in sé né il fatto che il sindaco non abbia messo il Consiglio al corrente delle intenzioni della giunta. Durante il Consiglio comunale del 7 novembre scorso Erio Buceti – che fa parte di Fratelli d’Italia, cioè lo stesso partito di Trantino – ha contestato al sindaco di essere entrato nel merito di questioni sulle quali non può avere una competenza specifica, perché si tratta di materia medica.

Buceti, inoltre, ha lamentato sia il mancato coinvolgimento del Consiglio sulla questione Asacom sia il fatto che «alla luce di queste risorse diminuite, lei avrebbe dovuto sbattere i pugni sul tavolo nei confronti di ogni soggetto, nei confronti di ogni sede, nei confronti di ogni contesto per pretendere che un servizio necessario – e non sacrificabile – venisse garantito. E io, signor sindaco, questa presa di posizione sua non l’ho vista da nessuna parte». «L’augurio – dice il presidente di Catania Più Attiva – è che alla fine non dobbiamo presentare il ricorso. Speriamo fino all’ultimo giorno – continua Musumeci – che l’amministrazione ritiri la delibera in questione». Secondo l’associazione si tratta di «una spesa necessaria e il taglio del servizio si ripercuoterebbe sulle famiglie, che già stanno soffrendo questa situazione».

«La quantità di ore di assistenza a cui ha diritto ogni disabile le dispone l’Azienda sanitaria provinciale (Asp, ndr)», dice al nostro giornale Dario Consoli, papà di un bambino con disabilità grave. Il concetto espresso da Consoli – che è anche un insegnante – vuole rimarcare il fatto che la decisione sul monte ore da assegnare a ogni bambino o bambina «proviene da un parere medico motivato. Il Comune, però, si inserisce con criteri di bilancio e di risparmio in quello che è un piano terapeutico», sottolinea. Ecco perché un taglio del 15 per cento delle ore certamente non sarebbe ininfluente. «La figura dell’Asacom – continua Consoli – è pensata apposta per bambine e bambini con disabilità gravi ed è fondamentale. Sono persone che hanno difficoltà a comunicare, quindi l’Asacom li aiuta anche dove a volte non arriva l’insegnante di sostegno». Nonostante l’importanza del ruolo, l’Asacom non entra a scuola tramite graduatorie pubbliche o per concorso, ma «si tratta di persone che lavorano per delle cooperative e di solito sono pagate poco, male e a cottimo», spiega Consoli a MeridioNews. Infatti «se il bambino o la bambina che un Asacom segue manca da scuola per alcuni giorni, quelli saranno giorni in cui l’Asacom non sarà pagato». Consoli aggiunge che anzi quest’anno c’è stato un passo avanti: «Se l’alunno o l’alunna mancano da scuola per un massimo di due giorni al mese, per quei due giorni la paga dell’Asacom viene riconosciuta; se si tratta di più giorni, allora no».

«Di solito le famiglie scelgono le cooperative da cui far seguire i loro bambini – dice Consoli – e nella prospettiva migliore un Asacom segue l’alunno o l’alunna per più anni. Vista però la precarietà dei tipi di contratto che hanno gli Asacom, spesso questo non succede e i bambini con disabilità devono cambiare assistente di frequente», cosa che certamente non aiuta nell’ottica della continuità assistenziale. «Inoltre – dice Consoli con un tono comprensibilmente sarcastico – la scuola inizia l’8 o il 9 settembre, ma il Comune di Catania ha la bella abitudine di chiamare gli Asacom dopo settimane, così risparmia: quest’anno hanno iniziato l’1 ottobre». Ma c’è un’altra cosa che sembra aver dato molto fastidio alle famiglie le cui figlie e figli con disabilità usufruiscono del servizio Asacom. «In Consiglio comunale – dice Consoli – il sindaco ha praticamente detto che il taglio lo fa per il bene dei bambini, perché togliendo questa sorta di protesi li si aiuta a crescere e a interagire con il resto della classe: è una cosa squallida giustificare questo taglio con motivazioni pseudo-pedagogiche», conclude Consoli. Resta da capire come mai – vista la delicatezza della materia e i molti elementi in ballo – prima di discutere questo taglio in giunta, Trantino non abbia pensato di confrontarsi sia con la sua maggioranza in Consiglio comunale sia con le famiglie che ogni giorno convivono con la disabilità.

Mauro Gemma

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