Catania, Tacopina mette tre proposte sul tavolo della Sigi «Questa città merita la A». Ipotesi acquisto 100% quote

«Three options». Tre opzioni. Joe Tacopina lo dice chiaramente: sul tavolo di Sigi, la società che da pochi mesi è proprietà del Calcio Catania, dopo lo scampato rischio fallimento, ci sono tre proposte. Adesso toccherà al gruppo di imprenditori siciliani scegliere se accettare o meno – e se sì, in che misura – l’ingresso dell’avvocato e dirigente sportivo newyorchese. Spalancando così le porte a quella che sarebbe la quarta avventura nel mondo del calcio italiano per Tacopina, dopo le esperienze con la Roma, il Bologna e il Venezia. «Catania può diventare la tappa più importante», ha detto questo pomeriggio il 54enne, parlando con i giornalisti nello spazio antistante l’Una Hotel Palace. 

A pochi passi da lì, in via Etnea, sono in molti a gettare lo sguardo al capannello di microfoni e mascherine. «C’è Tacopina», commenta qualcuno. Da mesi è lui il nome su cui la maggior parte dei tifosi ripone fiducia nell’auspicio possa iniziare un nuovo percorso di lungo termine, dopo il nefasto epilogo dell’era Pulvirenti e l’incubo di vedere sparire la matricola del club. «Abbiamo fatto il nostro, adesso aspettiamo una risposta», ha detto Tacopina. E a chi ha chiesto se sono vere le voci che vorrebbero che nessuna mail certificata sia arrivata all’indirizzo degli attuali proprietari del club rossazzurro, l’avvocato statunitense ha replicato: «Ho molto rispetto per Sigi, ma sono tanti in società. Io parlo solo con Gaetano Nicolosi (l’azionista di maggioranza, ndr)». Come dire: chi doveva riceverla, l’ha ricevuta.

Nei dettagli delle proposte, al momento Tacopina preferisce non scendere. Anche se una è esplicita: «Subentrare al cento per cento», dichiara. Per poi aggiungere che le altre due vedrebbero la compresenza del proprio gruppo e di Sigi, in un rapporto di percentuali non rivelate ma che, con moltra probabilità, vedrebbero in Tacopina la netta maggioranza delle quote. In ballo, oltre alla gestione della squadra c’è anche il centro sportivo di Torre del Grifo, anello che, per valore e potenzialità economiche, è per nulla secondario della trattativa. Ma ragionamenti imprenditoriali a parte, Tacopina assicura che a smuoverlo è stata la fascinazione per Catania e i suoi tifosi. «Forse i migliori, non solo d’Italia», si spinge a dire. Ed è qui che il 54enne statunitense cita un aneddoto, risalente a qualche anno prima del suo ingresso nel calcio italiano. Era novembre 2006 e il Catania venne sconfitto per 7 a 0 a Roma. La società di cui nel 2011 Tacopina diventerà dirigente. «Vedevo la partita e anche se la sconfitta era pesante, dopo ogni gol i tifosi del Catania continuavano a tifare. Erano fantastici», ricorda. 

Più che al presente – «poche partite sono state giocate», chiosa alla domanda su come gli sembri la squadra -, Tacopina guarda al futuro. Quello ipotetico che lo vedrebbe alla guida del Catania. «Questa piazza merita tanto, di avere la serie A», dice. E specifica: «Alta serie A». C’è chi cita l’Atalanta che da qualche anno sta facendo favile in Italia e all’estero. E Tacopina sorride. Stasera lo aspetta un aereo per partire da Catania, ma il pensiero di tutti è a un altro tipo di decollo. Quello sportivo. «Quando torno? Prestissimo, spero». E come lui la tifoseria.

Simone Olivelli

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