La Commissione disciplinare ha respinto il reclamo del Catania confermando così la squalifica del campo per due turni e l’obbligo di giocare in campo neutro e a porte chiuse, inflitta dal giudice sportivo dopo gli incidenti scoppiati prima, durante e dopo il derby col Messina del 23 settembre scorso.
Contro la squalifica il Catania aveva presentato reclamo chiedendo, in via principale la riduzione della squalifica del campo a una sola giornata e la revoca della pena accessoria dell’obbligo di disputare la gara a porte chiuse e in subordine la sola cancellazione della pena accessoria. Nella memoria difensiva la società etnea ha sostenuto tra l’altro che gli incidenti non avrebbero in alcun modo interferito sul regolare svolgimento della gara, che gli episodi si sarebbero svolti tra una certa frangia di tifosi organizzata e le Forze dell’Ordine, senza il minimo coinvolgimento dei tifosi del Messina.
Nel motivare la decisione la Disciplinare ha da parte sua evidenziato come alcuni sostenitori del Catania prima dell’inizio della gara aggredivano con pugni, calci e oggetti contundenti due agenti intervenuti in curva nord a supporto di addetti al servizio sanitario accorsi per soccorrere uno spettatore. Durante la gara, cominciata con 2′ di ritardo per far diradare l’effetto dei fumogeni, e al termine della partita, i tifosi catanesi lanciavano petardi fumogeni e bengala, danneggiavano i servizi igienici utilizzandone i frammenti come proiettili lanciati verso le forze dell’ordine “con conseguenze lesive per ben dieci agenti, così come refertato dai sanitari della polizia di stato”.
Insomma, per il giudice di secondo grado, è congrua la sanzione comminata dal giudice sportivo, tenuto anche conto della recidiva specifica e della diffida già inflitta pochi giorni prima per il comportamento dei tifosi catanesi in occasione dell’altro derby siciliano col Palermo.
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