«Sì, ho fatto la transizione di genere in Italia – dice Agnese – partecipo ogni anno per difendere la libertà e l’autodeterminazione dei corpi, contro l’eteronormatività e contro il patriarcato». Sorride, è alta, rossa, allegra. Così come allegro è il corteo del pride 2017, che parte da piazza Borgo per prendersi via Etnea, il cuore della città, e raggiungere infine il palco di piazza Teatro Massimo. Ci sono bandiere e striscioni di decine di associazioni, trombette, cappelli strambi. Le casse sistemate sul camion, seguito da centinaia di giovanissimi ma anche da cittadini più in là con l’età, diffondono pezzi di Raffaella Carrà o Heather Parisi. Ma quando è ora di ballare sul serio, si passa all’elettronica e alla techno.
«Avremo ospite Gino Strada alle 20 sul palco – spiega Giovanni Caloggero, vice presidente di Arcigay Catania – la particolarità del pride di quest’anno risiede nella settimana che lo ha preceduto, trascorsa tutta nel quartiere di San Berillo che è un quartiere a luci rosse, molto problematico, dove abbiamo ricevuto accoglienza, affetto e molta collaborazione». Frattanto dal rimorchio del camion qualcuno schizza acqua con degli spruzzini. «Le prossime sfide che attendono il movimento lgbt saranno di natura culturale. Alcune cose le abbiamo ottenute – sospira – altre non completamente».
Gianluca ha 20 anni, o poco più. Indossa una canottiera scollatissima e degli short di jeans. Quando gli si chiede se Catania è una città tollerante, risponde: «Non lo so, amo’, io sono di Palermo. Sono stato via tre anni, in Puglia, ma sono tornato perché la mia Sicilia mi mancava». Agostino e Fabrizio sono una coppia da 14 anni. In passato avevano qualche perplessità su manifestazioni come il pride: «Avevamo dei pregiudizi – ammette Agostino – ma il nostro rifiuto era insensato. Qui – prosegue – vedo solo persone che vogliono manifestare la loro natura. Le differenze stanno solo nell’ignoranza delle persone».
Il corteo adesso è quasi giunto dinnanzi alla villa Bellini. Riccardo è presente con altri iscritti alla sua associazione, Queers. «Un’associazione fondamentalmente di froci – ride – siamo attivisti a Catania. La città è tutto sommato tranquilla, ma su alcune cose un po’ indietro. Ci si concentra sulle vecchie lotte, come ad esempio il matrimonio gay, ma si tralascia il fatto che la vera libertà è nella possibilità di esprimere sé stessi». Poco più in là c’è Erotica, una trans mora e altissima, inguainata in un abito lungo fatto tutto di pajettes dorate. «Transizione di genere? Ma proprio no – si sorprende – ci tengo a restare quella che sono».
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