Catania partecipa alla Giornata della Memoria

In occasione dell’annuale “giornata della memoria”, data che simbolicamente rappresenta l’immane tragedia dell’Olocausto e il ricordo delle vittime del nazismo, la città di Catania ha ospitato alcune iniziative tese a mantenere viva la memoria di chi non ha direttamente vissuto quei giorni.

La prima iniziativa cittadina si è aperta alle 10, organizzata dal Coordinamento Collettivi Universitari alla statua di Garibaldi in via Etnea, con lo scopo di coprire con manifesti  le scritte antisemite e nazi-fasciste presenti, tra cui la famigerata “Arbeit Macht Frei” tristemente nota per esser stata posta all’entrata del campo di concentramento di Auschwitz.  “L’Olocausto è una storia drammatica, e lo scopo di chi ancora nega la verità storica è di togliere legittimità alla Resistenza antifascista e di far cadere nell’oblio le vittime della violenza nazista e fascista” ha detto Pierpaolo Montalto, uno degli organizzatori dell’iniziativa. “Il nostro scopo è quello di arginare il dilagare di manifesti e scritte inneggianti al fascismo, nel pieno rispetto del decoro urbano e supplendo ad una mancanza del comune di Catania che non ha fatto niente nonostante l’obbligo di legge” ha aggiunto Marcello Ranno del Coordinamento Collettivi Universitari. “Ci battiamo contro i rigurgiti della discriminazione fascista, contrapponendo ad essa una cultura dell’uguaglianza soprattutto all’interno delle università” ha invece commentato Giuseppe Bordonaro altro membro del Coordinamento Collettivi Universitari.

Nel pomeriggio alle 17 c’è stata l’inaugurazione della mostra fotografica “Il tempo, la storia” di Giulio Conti, che sarà aperta fino al 15 febbraio presso lo Scalone Centrale del Monastero dei Benedettini, presentata da Beate Baumann curatrice della mostra, e patrocinata dal Judisches Museum di Berlino. Giulio Conti, esperto fotografo sia di tradizioni sicule sia dell’architettura contemporanea, è riuscito a catturare le claustrofobiche emozioni del famoso e discusso museo di Berlino. Il museo si sviluppa su due assi, una della continuità e una dell’emigrazione che rappresentano la realtà della vita ebraica in Germania, passata e presente. All’interno del museo vi sono cinque grandi spazi senza luci, racchiusi in muri di cemento armato, simbolo di ciò che non è rappresentabile, lo sterminio. Il giardino dell’esilio e dell’emigrazione è su un  piano inclinato per far perdere l’equilibrio ai visitatori, tendente a rappresentare il perenne spostamento del popolo ebraico. Infine la torre dell’olocausto alta 24 metri, con solo una piccola fessura da cui entra la luce, rappresenta l’angoscia e la disperazione dei deportati.

La “giornata della memoria” catanese si è chiusa alle ore 18:00 con la preparazione e l’esecuzione, nell’Auditorium “Giancarlo De Carlo” nel Monastero dei Benedettini, del primo concerto del Festival “Lo sguardo dell’altro – dialoghi fra culture”, concerto e recital dedicato alle “Musiche dal mondo: Israele”, con Anna Malvica, Lamberto Puggelli, Salvo Piro e gli allievi della scuola d’Arte drammatica “Umberto Spadaro” Salvo Lombardo, Alberto Bonavia, Giovanni Santangelo, Ada Tringali, Elisa Novelli, Iridiana Petrone, L’Offerta Musicale Ensemble, Melita Lamicela, che ha visto una buona affluenza di pubblico in sala.

Stefano Barbagallo

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