Il quotidiano economico Italia Oggi pubblica come ogni anno una classifica della qualità della vita nelle province italiane. Catania si piazza sessantesima e sulle pagine del giornale cittadino ci si rallegra per aver scalato quindici posizioni rispetto al 2007. E anche l’ex sindaco Umberto Scapagnini scrive a ‘La Sicilia’: “La ‘mia’ Catania, prima tra le città siciliane nella graduatoria, è stata assalita e massacrata da una distorsione della realtà ripresa in maniera volutamente punitiva da parte dei media”.
Beati i cantanti che vanno in tournée, le compagnie di giro, i rappresentanti di commercio e i calciatori in trasferta. Occorre vederlo, il mondo, per valutarlo. Sotto il profilo della corretta analisi dei dati, da non sottovalutare l’insidia di un paradosso: se il voto, comportamento univoco e basico a favore di un partito, dà adito a una selva di interpretazioni che si protraggono per mesi senza arrivare da nessuna parte, figurarsi un tipo di operazione come quella di Italia Oggi che cerca di soppesare la globalità di una realtà sulla base di un complesso sofisticato di variabili e di indicatori. Ma il punto non riguarda l’attendibilità dei dati e della classifica che ne consegue, quanto la miseria intellettuale spacciata per amore per la città.
Negli affari e nel lavoro siamo al 94° posto. C’è chi sta peggio. Nel numero dei fallimenti siamo al cinquantesimo posto. Quanto pesa l’economia sommersa? Questo la ricerca non ce lo dice, Scapagnini neanche. Nell’apprezzabilità ambientale siamo al 94° posto. Anche qui c’è chi sta peggio. Ma se nostro Signore ha fatto sì che in pianura padana il vento non soffia neanche se preghi in cinese e la merda resta nell’aria, mentre a Catania c’è il vento che spazza tutto, non sarà merito di Scapagnini? Il tenore di vita, indice generale della vivibilità, ci vede al 95° posto ma la classifica si ferma a 105. Sono dati da nascondere, non da esibire. A meno che la meta non sia superare Enna, Agrigento o Messina.
Ma la lettura scapagninesca riserva spunti degni di nota quando parla della sua Catania “Città che è stata, particolarmente negli ultimi tre anni, assalita e minacciata da una distorsione della realtà, ripresa in maniera volutamente punitiva da parte dei media (voi esclusi)”.
Ancora una volta ci risiamo sul grande tema dell’immagine, nozione che presso i politici in generale e presso Scapagnini in particolare, ha la stessa accezione del come sembro? chiesto allo specchio da milioni di persone ogni mattina. Immagine è il riverbero pianificato sul pubblico (la proiezione) di valori sostanzialmente espressi (da un prodotto, da una marca, da una persona). Proporre un’immagine non è vendere una bufala. Non è il rivolgersi ad una testata amica alla quale si dice: mi raccomando fammi fare bella figura . Una città è una risorsa, è il patrimonio di chi la abita, di chi ci crede e di chi la ama. Non di chi vuole farsi bello e nello stesso tempo, nel ruolo del terremotato, tende la mano al suo signore.
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