Catania, nuova sconfitta contro lo Spezia Contestazione e toponomastica

E così, tanto per cambiare, ne abbiamo presi tre pure dallo Spezia: un contropiede conclusosi sulla nostra fascia sinistra, quella in cui teoricamente a difenderci avrebbe dovuto esserci Monzon; un rigore ridicolo inventato dall’arbitro; e un gol a porta vuota nel finale, quando giocavamo ormai in dieci, perché lo stesso arbitro – tanto suscettibile quanto incapace, a giudicare da questa partita – aveva nel frattempo buttato fuori Gyomber. Da parte nostra, un rigore sbagliato da Rosina, un paio di tiri ben parati dal portiere avversario e poco altro. Né molto di più ci si poteva d’altra parte aspettare da una squadra costretta a chiudere la partita con in campo tre ragazzi della Primavera.

A questo punto potremmo ripetere la consueta giaculatoria sui limiti della squadra, sull’incompletezza della rosa, sull’avventatezza con cui la stessa è stata presentata come corazzata ammazzacampionato, sull’impressionante serie di infortuni – con i connessi interrogativi circa la preparazione atletica e il lavoro dello staff medico –, sulle responsabilità della società per i risultati deludenti fin qui ottenuti dai rossazzurri. Solo che, avendo già trattato l’argomento, e non una sola volta, credo proprio che non sia il caso di ripetersi.

Non sono del resto insensibile al grido di dolore del presidente Pulvirenti. Il quale lunedì scorso, all’indomani della sconfitta interna contro il Bari, non si è limitato ad ammonire il pubblico a evitare contestazioni contro i giocatori mentre questi stanno giocando – suggerimento, questo, che mi trova del tutto d’accordo –; ma ha chiesto anche di non rivolgere improperi di sorta all’amministratore delegato della società, Pablo Cosentino. In tal caso infatti – ha fatto capire Pulvirenti – i giocatori del Catania potrebbero sentirsi offesi, deprimersi ancor di più e rendere ancor meno di quel che rendono attualmente.  E ci mancherebbe pure questo.

Non mi è chiaro se questa suscettibilità per conto terzi riguardi indistintamente tutti i giocatori del Catania, o soltanto quelli che conoscevano Cosentino già da prima che mettesse le tende a Torre del Grifo, per esempio per averlo avuto come loro procuratore. Ma tant’è: a un tale invito del presidente sarebbe scortese dire di no. Spero però che Pulvirenti sia conseguente con le sue premesse e rivolga le giuste raccomandazioni anche agli amministratori comunali, affinché eliminino dalla toponomastica cittadina ogni riferimento equivoco, ogni messaggio subliminale potenzialmente offensivo verso questo dirigente illuminato, prezioso e incompreso.

In caso contrario a qualche giocatore, mentre passeggia spensierato tra le bancarelle della Fiera, potrebbe capitare di imbattersi in scritte come questa. E non sarebbe una cosa bella.

 

 

Leggi il post dal blog La pelota no se mancha.

Claudio Spagnolo

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