Indietro tutta. Catania resta una delle peggiori città d’Italia per qualità dell’ambiente urbano. Spazzatura, mobilità insostenibile, niente isole pedonali e sprechi idrici la fanno precipitare al terzultimo posto della classifica nazionale di Ecosistema urbano. Ma l’annuale rapporto di Legambiente e Ambiente Italia ripreso dal Sole 24 ore, sulle «performance ambientali» dei 104 capoluoghi di provincia, di buone notizie per il capoluogo etneo di fatto non ne ha mai riservate. Dal 2014 ad oggi il miglior piazzamento è stato un 95esimo posto, comunque poca roba. I numeri del 102esimo posto di quest’anno sono implacabili e non lasciano spazio alle attenuanti: Vibo Valentia e Siracusa fanno peggio solo perché i dati forniti sono carenti.
Il rapporto di Legambiente si articola in 18 parametri che partono da un ipotetico punteggio di 100 che spetterebbe alla città in grado di fare meglio su aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente. Catania realizza 28,5 punti nella classifica generale, Trento, la prima classificata di quest’anno, più di 80. Solo in quattro delle 18 voci la città dell’Elefante si piazza fra le prime trenta-quaranta posizioni: livelli di ozono (22esimo posto), uso di energia solare o fotovoltaica (35esimo posto), mortalità e feriti per incidenti stradali (37esimo posto) e un 28esimo posto per i chilometri percorsi dai mezzi pubblici divisi per abitante, ovvero l’offerta di trasporto pubblico della città. Il resto è una Caporetto che fa pensare che le vette delle città più green del Belpaese – oltre a Trento, Mantova e Bolzano – resteranno irraggiungibili ancora a lungo.
Il peggio delle peggiori performance etnee arriva dai rifiuti: Catania è 90esima per percentuali di differenziata e 94esima se si guarda ai chili di spazzatura prodotti da ciascun abitante. Gli altri meriti del flop se li prende il settore della mobilità. Lo sviluppo della metropolitana non basta: il numero di automobili ogni 100 abitanti rimane troppo alto e frutta il 92esimo posto, mentre talmente è basso il rapporto fra piste ciclabili e popolazione da valere il 91esimo posto. Poco più che sufficiente il 56esimo posto sul numero di passeggeri del Tpl.
Il capitolo acqua riserva altrettanti dolori: Catania è 60esima per dispersione idrica ma soprattutto è una città che non riesce a depurare i propri scarichi. Una capacità di depurazione del 23 per cento colloca il capoluogo etneo all’85esimo posto. Fanno peggio solo Pistoia, Treviso e Benevento. Un flop anche la voce dedicata alla qualità dell’ambiente e dell’aria: l’ozono non è tanto, ma le percentuali di pm10 e biossido di azoto non sono rassicuranti (58esimo e 52esimo posto). Numeri destinati di sicuro a non migliorare nell’immediato, viste le certificate difficoltà su isole pedonali e uso efficiente del suolo. Ci sono poi l’86esimo posto per il rapporto fra metri quadrati di zone chiuse alle auto e numero di abitanti, e il 98esimo posto per i livelli di urbanizzazione, ovvero la quantità di cemento presente a Catania rapportata sempre ai residenti. Troppi edifici, dunque, rispetto al numero dei catanesi. E neppure i piazzamenti sul numero di alberi (74esimo posto) e verde pubblico urbano (75esimo posto) lasciano spazio all’ottimismo.
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