Catania, l’analisi dell’ex bomber Gionatha Spinesi «Lucarelli? Merita 8,5. Serviva sostanza in mezzo»

Schiettezza, gentilezza e grande disponibilità: Gionatha Spinesi è un fiume in piena quando parla del suo Catania, squadra con la quale ha vissuto un quadriennio indimenticabile, impreziosito dalla promozione in A del 2006 e da tre salvezze consecutive. Il tutto condito da 110 partite in campionato e 47 reti, di cui 24 nella massima serie, prima del ritiro dal calcio giocato nel 2009. Parlando dei rossazzurri, non si può non cominciare dall’eliminazione nella semifinale dei playoff per la Serie B contro il Siena, avvenuta per di più ai rigori. Una ferita ancora aperta, soprattutto considerando il modo in cui è arrivata.

«È evidente – ribadisce il Gabbiano – come gli etnei avrebbero dovuto provare a chiuderla nei supplementari, sfruttando anche la superiorità numerica. Dopo un primo tempo in sordina – ricorda Spinesi – il secondo è stato un assalto assoluto, con due palle gol importanti e l’altra espulsione senese. La tensione, poi, ha giocato un brutto scherzo ai rigori». Il dispiacere per il risultato parte anche dalla convinzione che, rispetto ai rivali, il Catania fosse superiore: «Un vero peccato, anche se però il bello del calcio è che non sempre le più forti vanno avanti. Allargandoci poi all’intera annata – ha ammesso l’ex numero 24 – chi vince ha sempre ragione: onore al Lecce, andato in B anche grazie ad alcune partite che gli etnei non avrebbero dovuto perdere». Il riferimento, in particolare, è alla doppia sconfitta con la Casertana, al ko interno con la Sicula Leonzio e al 2-1 subito a Reggio Calabria negli istanti finali.

Cos’è, dunque, che non è andato in questa squadra? «Ho sempre saputo ed evidenziato – riconosce Spinesi – come ci fossero grosse difficoltà a livello di personalità, poi accentuate nella fase finale del campionato. Non è però un problema attribuibile a Lucarelli: lui – precisa l’ex bomber – è un ragazzo sanguigno e ha fatto di tutto per tirar loro fuori il carattere, si merita un bell’otto e mezzo. La rosa del Catania – prosegue l’intervistato – è come qualità la più forte di tutti e tre i gironi: questo però non basta, perché per vincere bisogna trasformare la tecnica in cattiveria agonistica, voglia di vincere e consapevolezza. I rossazzurri – insiste Spinesi – in parte non lo hanno fatto, soprattutto contro squadre coese che giocavano assieme da molto tempo». 

Ci sono poi le problematiche di natura tecnica. Se la forza della rosa era probabilmente senza eguali in Serie C, il Catania invece ha pagato dazio nell’undici iniziale: «In questo senso i rossazzurri avevano qualcosa in meno rispetto al Lecce e ad altre sei-sette squadre nei tre gironi. Gli etnei – puntualizza Spinesi – hanno sofferto soprattutto la mancanza di sostanza a centrocampo: Lodi e Biagianti non si discutono, ma il reparto mancava di passo e forza fisica, rispetto a quelli più forti». Ciccio Lodi, in tal senso, è l’esempio emblematico: «Lui è un calciatore che non si discute tecnicamente. Quando viene messo davanti la difesa – specifica l’ex rossazzurro – in possesso di palla non ci sono problemi: se però la sfera la prendono gli altri, chi lo rincorre l’uomo? In questo senso – ricorda l’intervistato – la partita lampante è stata quella col Cosenza, con i silani che nei primi 20 minuti hanno evidenziato i difetti del Catania a centrocampo».

Altre lacune, poi, sono legate ad alcuni giocatori d’esperienza che sono mancati, nonostante la società facesse su di loro molto affidamento. «Non c’è stato l’apporto in qualità, quantità ed esperienza di Mazzarani – precisa bomber Spinesi – così come hanno deluso Ripa e Semenzato. Giocatori come Aya, Bogdan, Tedeschi e Porcino sono migliorati molto, così come il giovanissimo Khalifa. Altra delusione – ricorda l’attaccante pisano – è stato Di Grazia: ha dei colpi interessanti, ma è stato inesistente per quasi tutto il girone di ritorno». Alla domanda sul futuro, Spinesi ci lascia con un interrogativo: «La società ha fatto un gran lavoro di risanamento, gettando le basi per puntare a qualcosa di importante. Prima hanno rifatto le fondamenta – precisa l’ex di Bari e Arezzo – mentre quest’anno sono stati tirati su i pilastri. Non sono riusciti a metter su la copertura, ma la speranza è che il processo di costruzione non si fermi».

Giorgio Tosto

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