Catania, l’addio al bomber Salvador Calvanese Se ne va uno degli eroi del Clamoroso al Cibali

Il tempo è un tiranno dal quale nessuno può scampare. Anche quando si tratta di gesta indelebili. È così che il Calcio Catania perde un altro preziosissimo tassello della propria storia, a distanza di tredici mesi dalla scomparsa di Mario Castellazzi e due anni dopo l’addio a Giorgio Michelotti. Salvador Calvanese è morto nella giornata di ieri a Buenos Aires, città in cui era nato 85 anni fa e dalla quale aveva spiccato il volo, nel 1959, per approdare nel calcio italiano. Un percorso che aveva portato l’attaccante prima al Genoa, squadra d’approdo prediletta all’epoca per molti calciatori sudamericani, quindi, dopo solo un anno, al Catania.

La sua vicenda in rossazzurro, tra alterne fortune, è durata cinque stagioni. Tra ’60 e ’62 l’argentino fa parte di quella squadra capace di raggiungere due comode salvezze in Serie A, col picco dell’ottavo posto arpionato nella prima stagione. Quindi, dopo due anni all’ombra del Vulcano, ecco una fugace parentesi alla Juve e poi il trasferimento all’Atalanta, per una cifra vicina ai 100 milioni di lire: in nerazzurro Calvanese è stato tra i protagonisti della conquista della Coppa Italia nel giugno del ’63, unico trofeo nella storia dei bergamaschi. L’anno successivo, invece, il suo nome era salito all’onore delle cronache per aver sostituito tra i pali, in una gara di Coppa delle Coppe contro lo Sporting Lisbona (persa 3-1), il portiere Pierluigi Pizzaballa.

Il ritorno a Catania giunge nel ’64, in tempo per contribuire a un altro ottavo posto in campionato. La stagione successiva, invece, è segnata da una retrocessione amara. Calvanese abbandonerà il calcio giocato nel ’67, diventando l’anno dopo allenatore della squadra Primavera. Nella stagione ’71-’72, in Serie B, ha avuto una brevissima esperienza come tecnico della prima squadra, terminata dopo quattro sette partite tra Coppa Italia e campionato anche a causa della mancanza del patentino. Il suo amore per il calcio, però, non è mai scomparso: fino allo scorso anno, infatti, era ancora attivo e collaborava fattivamente con la squadra argentina del Velez Sarsfield nelle vesti di osservatore. 

Nelle menti e nei cuori di tutti i sostenitori dell’Elefante, però, Salvador Calvanese rimarrà impresso per un gol in particolare, tra i 24 siglati in A: cifra che, fra l’altro, lo rende il quarto marcatore più prolifico della storia rossazzurra (assieme a Gionatha Spinesi) nel massimo campionato. Il riferimento non può che essere alla rete del definitivo 2-0 nella sfida contro l’Inter di Helenio Herrera. Era il 4 giugno del 1961, penultima giornata di un campionato che vedeva i nerazzurri impegnati in uno sfiancante testa a testa con la Juve. Nel match d’andata gli etnei erano stati travolti 5-0, un risultato che aveva spinto il tecnico spagnolo a definire il Catania come una squadra di postelegrafonici.

La vendetta sportiva è stata servita dai calciatori guidati da Carmelo Di Bella in quell’ormai mitico e indimenticabile pomeriggio di fine primavera. Il 2-0 conclusivo è salito agli onori della cronaca anche grazie al «Clamoroso al Cibali» che, secondo i racconti dell’epoca, il radiocronista Sandro Ciotti avrebbe pronunciato durante uno dei suoi collegamenti dallo stadio etneo. Il vantaggio lo firma Mario Castellazzi nel primo tempo: il raddoppio, al minuto ’75, è realizzato proprio da Calvanese, bravo a rialzarsi prontamente da terra dopo uno scontro con Giacinto Facchetti e Mario Da Pozzo e a depositare in rete a porta sguarnita. «Estro, coraggio e sentimento nel suo modo di vivere il calcio»: il Catania, in una nota ufficiale, ha ricordato così uno dei grandi protagonisti di quei mitici anni ’60.

Giorgio Tosto

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