Catania la bella…confusionaria

Catania non è certamente una città “facile”, sotto diversi punti di vista. Uno di questi, che sicuramente non passa inosservato, è il traffico urbano.

Abbiamo fatto alcune ricerche, dalle quali risulta che nella provincia di Catania il parco veicoli ammonta a 887.096, dei quali 673.292 sono automobili (dati ACI aggiornati a dicembre 2005, ndr). Su una popolazione complessiva di 1.075.966, il rapporto si attesta a 82,58 veicoli ogni cento abitanti, ben oltre la media nazionale (76,06).

Nel solo comune di Catania risultano 276.061 veicoli su 304.030 abitanti (dati Istat al gennaio 2006, ndr) con un rapporto pari a 62,67 auto per 100 abitanti (la media nazionale è del 59,12, ndr).

Già da soli questi dati parlano chiaro.

I catanesi amano l’automobile e malgrado le difficoltà che si riscontrano nelle zone cittadine (con conseguente innalzamento della pressione arteriosa dei conducenti e sordità perenne dei passanti, senza parlare dell’inquinamento) si ostinano a utilizzare i propri mezzi per muoversi.

Ma non è tutto, perché bisogna considerare che tra gli abitanti catanesi, circa 80.000 sono gli studenti delle scuole infantili e primarie, un 6% circa è composto da bambini al di sotto dei 6 anni e, sempre secondo i dati del 2001, c’è un anziano ogni 3 bambini. A questo punto il dato relativo agli abitanti che possono guidare un mezzo scende a 279.707 a fronte dei 276.061 veicoli. Quasi un veicolo per persona.

 

Lo studio pubblicato pochi giorni fa da “Il Sole 24 Ore” piazza il capoluogo etneo al terzultimo posto nella graduatoria dei capoluoghi di provincia per quanto riguarda le qualità ecologico-ambientali e della vita, prendendo come parametro anche l’utilizzo e la funzionalità dei mezzi di trasporto pubblici.

Perché se è vero, come risulta dalle statistiche, che quasi ogni abitante di Catania usa il proprio mezzo per muoversi in città e in zone limitrofe, è senz’altro vero che non si è incoraggiati nell’utilizzo dei mezzi pubblici.

Dopo l’eliminazione della circumetnea dal centro cittadino la scelta del catanese ormai esausto di cercare parcheggio per ore e di rimanere altre ore in coda può ricadere sulla metropolitana e gli autobus urbani. E qui viene fuori un altro discorso.

 

La metropolitana infatti non è stata ancora “acquisita” dai cittadini catanesi. Poche le persone che la sfruttano a fronte di molte che hanno timore ad addentrarsi in quei cunicoli per nulla affollati. Inoltre la poco sviluppata rete underground non rende appetibile l’utilizzo da parte di chi si trova appena fuori le zone più centrali della città.

Per quanto riguarda gli autobus, la più importante pecca che fa preferire l’uso dei propri mezzi al trasporto pubblico riguarda la mancanza di puntualità e i tempi troppo lunghi per la percorrenza delle tratte. A tal proposito c’è da dire che, a parte la mancanza di potenziamento dell’intero comparto AMT anche a causa del buco finanziario municipale che sembra non avere mai fine, la nostra tanto amata città non riesce a gestire strutturalmente il traffico urbano privato e quello pubblico in maniera contemporanea e organica.

Catania è stata costruita e “incastonata” in un sistema di mobilità che non contemplava l’uso dei mezzi pubblici: la stragrande maggioranza delle vie cittadine conta al massimo due corsie di marcia, ridotte ad una per permettere il transito (spesso in senso opposto) dei mezzi pubblici. In molti casi ci si trova a percorrere una stessa corsia contemporaneamente adibita al traffico urbano privato e dei mezzi pubblici. Se a tutto questo aggiungiamo i mezzi di emergenza, le concessioni per i posti auto a pagamento della Sostare, fatte spesso senza cognizione di causa, e l’ormai famoso savoir faire del catanese d.o.c. alla guida, si fa presto ad immaginare un ingorgo da far impallidire i più impavidi.

 

Nelle maggiori metropoli del mondo si sperimenta di tutto pur di decentralizzare il traffico urbano, con la costruzione di parcheggi al di fuori del centro cittadino o con la chiusura dei centri alle auto, come dimostra il recente esempio della capitale inglese, potenziando i mezzi pubblici e disincentivando l’uso del mezzo privato all’interno della città.

Qui ancora si pensa a costruire enormi parcheggi in zone “topiche” della città che già soffrono per conto loro la congestione. E’ un problema solamente culturale?

Michele Spalletta

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