«Eravamo in palestra e stavamo discutendo della riforma La Buona Scuola portata avanti dal governo del presidente del Consiglio Matteo Renzi quando, all’improvviso, abbiamo visto la porta d’ingresso abbattuta e le lavagne scaraventate per terra». A raccontare la mattinata degli studenti del liceo scientifico Principe Umberto, occupato da due giorni, è la rappresentante Silvia Mazzaglia, già membro attivo dell’Unione degli studenti di Catania. Che aggiunge: «Un mio compagno di scuola era seduto vicino alla porta che avevamo bloccato con sedie e lavagne – continua –, quando gli agenti sono entrati, prendendo a calci la porta, gli è caduto tutto addosso».
Per il malcapitato una contusione al piede. L’obiettivo degli uomini della Digos, e del personale scolastico che si trovava con loro, era quello di segnare le assenze degli studenti nell’apposito registro – cosa che è stata fatta da alcuni docenti presenti – e di portarsi via quest’ultimo. «Hanno poi minacciato di denunciarci tutti e ci hanno consigliato di trasformare l’occupazione in autogestione, facendo entrare docenti, amministrativi e personale Ata», aggiunge Luana Graziano, studentessa al terzo anno del liceo scientifico e membro del gruppo Liberi pensieri studenteschi.
«Sapevamo che il nostro atto non era ben visto, ma non ci aspettavamo una reazione del genere a pochi giorni dall’inizio delle vacanze per le festività natalizie», spiega Mazzaglia. E continua: «Poco prima dell’irruzione stavamo discutendo delle azioni repressive che si sono verificate presso il liceo scientifico Gaetano Salvemini di Bari nei confronti degli studenti occupanti da parte del personale scolastico». Nell’istituto del capoluogo pugliese, infatti, otto alunni sono stati sospesi dalle lezioni e denunciati alla polizia dal dirigente scolastico.
All’appello e al sequestro dei registri non è seguito lo sgombero degli studenti, come si potrebbe immaginare. «Nonostante tutto noi resistiamo e continuiamo a lottare contro una riforma che danneggia la nostra formazione perché – continua la rappresentante – crediamo in una scuola che include e si apre al dialogo». Motivo per cui l’assemblea permanente non si è sciolta e anzi si apre ulteriormente al confronto con genitori e docenti. Un interrogativo rimane senza una risposta. «In che modo è possibile giustificare un atto di forza che ha messo a rischio gli studenti pacificamente raccolti in assemblea?», conclude Mazzaglia.
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