«Voglio ringraziare il direttore Lo Monaco e il Catania per questa grande possibilità. Non era facile a 38 anni, ma mi sembra di stare qui già da una vita». Le parole di Emanuele Catania fanno comprendere la felicità di un giocatore che, pur essendo al tramonto della carriera (classe 1981), dimostra l’entusiasmo e la voglia di fare bene di un ragazzino alle prime armi. Lui, catanese di San Giovanni Galermo, sarà una delle colonne della squadra allenata da Andrea Camplone: «I campionati li vincono i gruppi, soprattutto in queste categorie. Dovremo dare tanto – ricorda l’attaccante ex Siracusa – per cercare di portare il Catania il più in alto possibile. L’inizio è stato ottimo: l’esordio di domenica mi ha emozionato». I ricordi rossazzurri, da tifoso, non sono molti: «Negli anni della Serie A giocavo lontano dalla Sicilia. Ricordo però di avere seguito allo stadio Olimpico Roma-Catania: nonostante il 7-0 – afferma il giocatore – è stata una giornata bellissima per i tifosi».
Emanuele Catania è l’emblema vivente di come i sogni possano avverarsi anche quando ormai sembra troppo tardi. «Lui è felice di riappropriarsi della sua catanesità – afferma Pietro Lo Monaco -, ha fortissimamente voluto questa maglia. La carta d’identità nel suo caso non esiste: è in condizioni fisiche e mentali eccellenti, oltre ad avere qualità tecniche e un grande cuore». Anche Giovanni Pinto, terzino sinistro pugliese classe 1991, era un vecchio pallino della società di via Magenta: «Cercherò con i miei compagni di portare via la squadra da questa categoria. Ad Avellino – sostiene Pinto – la prestazione è stata incoraggiante: fare sei gol non è da tutti. Non possiamo però permetterci di prendere tre reti: i campionati li vincono sempre le squadre che subiscono di meno». Sul Parma: «Lì il campo non l’ho mai visto, ma ho apprezzato la professionalità che si respira in A. Allenarsi con serietà durante la settimana paga sempre».
Un Pietro Lo Monaco in grande forma è poi intervenuto, toccando gli argomenti più caldi e d’attualità. Il mercato, anzitutto. Quello in entrata è ormai chiuso: la priorità societaria, adesso, è piazzare gli esuberi: «Dobbiamo ancora cercare di sistemare Fran Brodic e Michael Liguori: quest’ultimo è un ragazzino di buon valore che è giusto abbia la possibilità di giocare con continuità. Emanuele Pecorino (attaccante classe 2000) – ricorda invece Lo Monaco – andrà al Milan in prestito con diritto di riscatto». Sul tetto ingaggi: «Se riuscissimo a tagliare quei tre-quattro calciatori che hanno bisogno di giocare (tra cui i centrocampisti Giuseppe Rizzo e Giuseppe Fornito, ndr), saremmo sulla stessa falsa riga dello scorso anno. Un grande successo».
In merito invece alle condizioni del manto erboso dello stadio Massimino, apparse non eccelse durante la gara di Coppa Italia contro il Fanfulla, il direttore dà buone notizie: «Sono state fatte sia la risemina che le concimazioni ad hoc. Il caldo di questi mesi, purtroppo, è stato micidiale: i guasti all’impianto idrico sono stati quasi riparati e il terreno si è già ripreso». Parole importanti anche sull’esordio di Avellino: «Ci siamo riappropriati del 4-3-3, il nostro modo di essere: abbiamo una squadra capace di esprimere gioco, vedo analogie col Catania di Pasquale Marino. Mi sono arrabbiato – precisa però Lo Monaco – perché dopo il 6-1 siamo diventati immobili mentalmente: gli abbiamo consentito di fare quello che volevano. Questa è una cosa che non fa onore a tutta la squadra. L’atteggiamento deve cambiare: si può gestire il gioco, ma l’attenzione non deve mai calare».
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