Cronaca

Corteo 25 aprile a Catania, la versione della Casa del Popolo Colapesce sulle tensioni

«Le menzogne del Pd catanese sulla piazza del 25 aprile continuano a rafforzare le destre: i facinorosi siete voi!». Inizia così il racconto della Casa del Popolo Colapesce sulle tensioni di ieri nel corteo catanese per il 25 aprile. Secondo le attiviste e gli attivisti, le parole dette dalla dirigente dem Maria Grazia Leone sono «dichiarazioni faziose sui ragazzi protagonisti, loro malgrado, della vicenda».

Dopo aver sottolineato che «quella di oggi è stata una piazza bellissima», sia per le migliaia di persone «scese in piazza contro il fascismo di ieri e di oggi e in solidarietà con il popolo palestinese» sia per «la forte caratterizzazione giovanile e popolare», la Casa del Popolo Colapesce dice che «la segretaria cittadina del Pd, Maria Grazia Leone, e il deputato Anthony Barbagallo si sono resi responsabili di spintoni e urla contro lo spezzone del comitato Catanesi solidali con il popolo palestinese, di cui eravamo parte, che semplicemente stava passando per immettersi nel corteo». Secondo la ricostruzione della Casa del Popolo Colapesce, alcune attiviste e attivisti avrebbero chiesto alla componente del Partito democratico «di temporeggiare il loro avanzamento, per permettere allo spezzone solidale con il popolo palestinese di immettersi completamente nel corteo, dove era già per metà, onde evitare di finire spaccati in due».

A quel punto ci sarebbero stati «alcuni minuti di urla, insulti e spintoni completamente ingiustificati dalla situazione», dopo i quali alcuni esponenti del Pd avrebbero «iniziato a mettere le mani addosso e a provocare». Secondo la ricostruzione delle attiviste e degli attivisti della Casa del Popolo Colapesce ci sarebbero stati anche inviti a «seguirli “per risolvere altrove la situazione“, provocando la reazione indignata dei presenti, che a quel punto hanno iniziato a intonare slogan contro la presenza del Pd nel corteo, intimandogli di andare via». Così, secondo la Casa del Popolo Colapesce, sono andati i fatti.

Redazione

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