Catania, centro di Fisica nucleare a rischio «Il Comune ha un debito di 200mila euro»

Una delle eccellenze scientifiche catanesi rischia di ridurre il proprio impegno nel campo della ricerca e non solo. Il Centro siciliano di Fisica nucleare e struttura della materia, fondazione a partecipazione totalmente pubblica, ha visto ridursi negli ultimi anni l’impegno dei suoi sostenitori: le università di Catania e Messina e provincia e Comune etnei. «Non siamo solo un centro di ricerca con numerose pubblicazioni scientifiche, abbiamo anche cadute positive sul territorio», spiega Sebastiano Albergo, direttore del Centro.

«A causa dei tagli all’università, i due atenei hanno ridotto drasticamente le quote di partecipazione – afferma Albergo – Anche la Regione stanzia sempre meno, solo la Provincia ha mantenuto l’impegno». Più difficile il rapporto con il Comune di Catania. Nonostante l’inserimento della voce relativa in bilancio, palazzo degli Elefanti «è in ritardo di sei annualità, per un ammontare di 200mila euro». Cifra non da poco, corrispondente all’intero ammontare annuale sul quale il Centro poteva contare in tempi floridi. «Negli ultimi tempi la fondazione conta su un bilancio di 100mila euro, ma il rientro non è da poco».

Dietro la fondazione, ente giuridico che permette di ottenere più agevolmente fondi privati e pubblici, si muove una comunità di un centinaio di fisici. L’indotto potrebbe crescere ulteriormente se andasse a buon fine celermente la creazione della clinica di Adroterapia dell’ospedale Cannizzaro. L’adroterapia è una cura alternativa a quelle attuali per la cura dei tumori che ha alcuni vantaggi notevoli, tra i quali la minimizzazione dei danni ai tessuti sani. Grazie all’apporto del Centro di Fisica nucleare catanese, sarebbe possibile curare al meglio un maggior numero di pazienti siciliani, senza costringerli ad estenuanti e alle volte impossibili viaggi della speranza. «Negli ultimi dieci anni siamo partner di questa ricerca», afferma il prof. Albergo. Continuare a ridurre adesso i fondi o non saldare gli arretrati, porterebbe un’inevitabile rallentamento anche su questo fronte dell’impegno dei fisici catanesi.

La ricaduta che il Centro – nato nel 1955 – ha avuto sul territorio non è da poco. A cominciare dall’acquisto nell’anno della fondazione del primo acceleratore di ioni del Meridione. Nel tempo, la comunità scientifica si è organizzata al meglio, permettendo la fondazione negli anni Settanta del Laboratorio nazionale del Sud. Molti i punti di forza della struttura, tanto da attirare una commessa da 170mila dollari dal Mit di Boston e una ricerca sulle nanotecnologie in collaborazione con il Cnr e gli atenei pubblici siciliani. «Questi fondi non rimangono nelle casse della fondazione – continua Albergo – Servono per le stesse ricerche, le borse di studio, le attività dei fisici. I fondi che ci mancano sono quelli relativi alle spese di funzionamento. Comprendo il periodo di crisi – conclude il docente – Ma, tagliando ulteriormente i nostri fondi, le conseguenze si decuplicano inevitabilmente».

[Foto di Leandro returns]

Carmen Valisano

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