Catania candidata capitale italiana della Cultura L’impegno dell’assessore alla Bellezza Licandro

Alla fine di una giornata intensa in cui si sono susseguiti, a ritmo incessante, proposte, idee e progetti per la città, è stata la stretta di mano tra l’assessore alla Cultura Orazio Licandro e l’imprenditore Andrea Urzì a suggellare l’impegno preso dall’amministrazione comunale di candidare Catania come capitale italiana della cultura. Nel corso dell’appuntamento di ieri, organizzato dall’associazione il Tavolo per le imprese alla Vecchia dogana, sono intervenuti numerosi protagonisti della vita culturale ed economica della città che hanno espresso le loro opinioni sul rilancio della città.

«Catania deve rilanciare il suo centro storico – afferma l’imprenditore Andrea Urzì, ideatore della campagna Facciamo centro – Non iscriviamoci al partito di lamentopoli piuttosto rimbocchiamoci le maniche e agiamo insieme. Puntiamo anche sulla sicurezza per invertire la tendenza che ha portato a un forte inaridimento economico». Un altro passaggio importante del dibattito ha riguardato l’anfiteatro romano. È stato Daniele Malfitana, direttore dell’Ibam Cnr, ad annunciare che con il suo pool di ricercatori e archeologi ha aperto un dialogo con la Regione. «Abbiamo proposto un nuovo approccio al patrimonio culturale creando aggregazione – spiega Malfitana – Dietro un monumento ci può essere molto di più di una semplice visita guidata e noi ci vogliamo provare, siglando a fine maggio il progetto con l’assessorato che ci consegnerà le chiavi dell’anfiteatro. A quel punto ce la metteremo tutta per farlo risplendere».

Presenti all’incontro anche i docenti Giuseppe Inturri e Matteo Ignaccolo, del dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell’università di Catania, che hanno incentrato i loro interventi sui modelli di mobilità urbana: «Devono essere incentivati i percorsi pedonali – afferma Ignaccolo – La gente deve evolvere le proprie abitudini e ci vogliono azioni distribuite sul territorio per far aumentare la consapevolezza di una mobilità sostenibile». Tesi condivisa e supportata anche dal professore Inturri, che ribadisce: «Catania deve diventare facilmente accessibile. Le strade non devono essere viste come vie bensì come luoghi in cui vivere. È ora di rilanciare, dunque, per accrescere la vivibilità di una città votata alla cultura, al benessere e al turismo».

Dello stesso parere anche il presidente dell’associazione Officine culturali, Francesco Mannino: «Candidare Catania a capitale della cultura è un obiettivo ambizioso. A fronte di una città che sta attraversando una profonda crisi sociale. Eppure il percorso può essere intrapreso a condizione che la comunità sia ascoltata e coinvolta in questa complicata ma importante strada. Il patrimonio culturale può avere due ruoli fondamentali: educativo e aggregativo». E un esempio virtuoso di aggregazione arriva proprio dal Centro commerciale naturale di via Etnea, l’unico esistente dalle nostre parti: «Non è stato semplice mettere insieme 25 imprenditori, ma ci siamo riusciti – spiega il presidente Domenico Ferraguto – Un’alchimia dettata dalla motivazione stringente di intercettare i fondi a disposizione, offerti dall’Unione europea, per la realizzazione dei centri commerciali naturali». 

«Noi ci facciamo carico delle necessità di un centinaio di imprese del centro storico, cioè anche di quelle non direttamente associate – conclude Ferraguto – E ci mettiamo anche tanta buona volontà, utile per combattere la demotivazione che spesso ci assale nei momenti difficili». Tra gli altri interventi, un notevole successo hanno riscosso anche quelli di Viola Sorbello, rappresentante di Lungomare liberato, di Francesca Cuius dell’istituto nazionale di Bioarchitettura, e di Annamaria Pace, esponente di Catania mobilità sostenibile, che ha disegnato un circuito fatto di aree ciclo-pedonali e siti archeologici.

Salvo Caniglia

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