Il Calcio Catania esce sconfitto per 4-1 contro il Cesena e viene eliminato dalla coppa Italia. La squadra va fuori dalla competizione dopo avere superato il turno precedente grazie alla vittoria a tavolino sulla Spal (sul campo 0-1 per i ferraresi), punita perché colpevole di avere utilizzato un calciatore squalificato. Surreale il clima in cui si è giocata la partita al Massimino. Quello che avrebbe dovuto essere lo spettacolo in campo è parso un momento di attesa e contorno di fatti ben più importanti. Tutti legati alle conseguenze dell’inchiesta I treni del gol, lo scandalo che da maggio ha stravolto la società rossazzurra. Costretta a barcamenarsi tra i problemi e le scadenze quotidiane, da affrontare per tenere a galla il club, e la prospettiva imminente di un cambio di proprietà, che i tifosi continuano a chiedere con forza.
Il fischio d’inizio della gara è arrivato a poche ore dalla sentenza del tribunale sportivo che ha retrocesso la squadra in Lega Pro, con 12 punti di penalità. Decisione alla quale la dirigenza ha scelto di fare appello. Il patron Antonino Pulvirenti non è presente allo stadio. La scorsa settimana la questura di Catania gli ha notificato il Daspo, ovvero il divieto d’accesso agli impianti sportivi. Primo caso in Italia per ragioni di ordine pubblico. Al suo posto, in tribuna d’onore, siede il rappresentante italiano di un gruppo di investitori argentini che avrebbe già formalizzato l’intenzione di comprare la società. Lo striscione che gli ultras della curva nord espongono per tutta la durata della partita non lascia dubbi sulla loro posizione: «Pulvirenti, vattene». Attese e incertezze che bloccano il calciomercato. In squadra giocano ancora calciatori destinati ad andare via, per ragioni economiche o tattiche, e di nuovi non possono arrivarne senza che i primi facciano spazio. Difficile, per l’allenatore Giuseppe Pancaro, dare un’idea di gioco alla squadra o costruire un gruppo solido attorno a un obiettivo.
Il Catania che scende in campo contro il Cesena dà l’idea di una squadra vogliosa di guardare al futuro. Tra i titolari presenta sei ragazzi nati negli anni novanta. Lo è pure il capitano, il ventenne Tino Parisi, di cui un giocatore famoso come Alessandro Rosina fa il vice. I ragazzi allenati da Pancaro affrontano la gara col piglio di chi non vede l’ora di gettarsi gli scandali del recente passato alle spalle. Giocano con grinta e spregiudicatezza, tentando di superare un avversario molto più forte, sulla carta. Ma parecchio svogliato. Per quanto lodevoli e applauditi dal pubblico, tornato al Massimino dopo lo sciopero del tifo osservato nella gara precedente, gli sforzi messi in campo dai rossazzurri non sono bastati. Il risultato resta in equilibrio per tutto il primo tempo. In cui il Catania passa in svantaggio per autogol e ripara allo scadere con l’1-1 del giovanissimo terzino Ramos. Nel secondo tempo avrebbe pure l’occasione di passare in vantaggio, ma il rigore calciato da Maniero non va a segno. L’occasione mancata cambia la gara. In dieci minuti il Cesena mette a segno tre reti che varranno il risultato finale e l’eliminazione dei rossazzurri.
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