Salvatore Baronti, classe 1916 e Carmelo Ciolaro, classe 1922. Sono i nomi dei due militari catanesi dispersi in Russia nel 1943 durante il secondo conflitto mondiale. Consegnate, alla presenza del sindaco Raffaele Stancanelli e dei rappresentanti delle forze dell’ordine e dell’esercito, le targhe commemorative con le rispettive piastrine di riconoscimento dei due caduti in guerra, rinvenuti recentemente in Russia.
«Queste cerimonie sono momenti importanti in cui riusciamo a sentirci ancora di più una comunità. Come sindaco di Catania, città da sempre attaccata ai valori, non potevo mancare», ha esordito Stancanelli. «Un’occasione per onorare la memoria di questi due catanesi, immolatisi per la Patria. Perché solo mantenendo vivo il ricordo del nostro passato, anche quello di guerra, possiamo guardare con speranza al futuro».
Più di 84mila gli uomini che mancavano all’appello nel 1943 secondo il bilancio militare della campagna in Russia. Centomila di questi erano soldati italiani che non hanno mai più fatto ritorno a casa perché morti in battaglia o prigionieri di guerra. Tra loro anche i due catanesi, Baronti e Ciolaro, ricordati dai familiari come uomini legati alla famiglia, ligi al dovere e con un forte senso della giustizia e dello Stato.
A ritirare le targhe, la sorella minore di Salvatore Baronti, e la figlia di Carmelo Ciolaro che, commossa, racconta: «Io mio padre non l’ho mai conosciuto. Non ero ancora nata». Per molti anni, infatti, lei, la madre e la sorella più grande hanno vissuto nella speranza che Carmelo fosse vivo e che magari, rimasto in Russia, si fosse rifatto una vita affettiva. Solo nel 1995 hanno scoperto che non era disperso, ma deceduto in guerra, sepolto in una fossa comune nei pressi di Mosca. Le due signore, commosse e con gli occhi lucidi hanno ritirato le targhe, consegnate loro da Stancanelli. Poi una breve preghiera, l’eterno riposo, guidata da padre Alfio Spampinato.
Una cerimonia breve e sobria ma toccante, «che vuole rappresentare tutta la nostra solidarietà e il nostro affetto a queste famiglie e a quanti hanno perso i propri cari in battaglia», ha concluso il sindaco.
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