Castelvetrano, blitz alla ricerca di Messina Denaro Gli indagati: tra parenti, già arrestati e sconosciuti

Molti nomi che ricorrono nelle indagini antimafia del Trapanese dell’ultimo decennio, diversi parenti di Matteo Messina Denaro, un ex consigliere comunale, e alcuni illustri sconosciuti. Sono questi i profili dei 30 indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo che oggi ha ordinato una serie di perquisizioni nell’ambito delle indagini per la cattura del super latitante: 130 uomini della polizia di Stato, col supporto di un elicottero per passare a setaccio abitazioni sia nel paese che nelle campagna circostanti, attività commerciali e masserie. 

Tra le persone perquisite ci sono alcuni parenti di Matteo Messina Denaro: Matteo Filardo, 49 anni, cugino del latitante, arrestato nel 2010 nell’operazione Golem 2 (che puntava su una rete di fiancheggiatori del boss) e poi assolto in Appello; Giovanni Santangelo, 77enne zio della primula rossa in quanto fratello della madre. In un dialogo con l’altra sorella, Rosa, parlava così del potente nipote: «Vedi che lui comanda tutto Palermo, tutta la Sicilia di Trapani, tutta la provincia.Iddu ci avi cristiani cca’ a Castelvetrano, quannu avi bisogno». 

Ci sono poi una serie di soggetti già coinvolti in precedenti indagini: Andrea Craparotta, 55 anni, arrestato sempre nell’operazione Golem 2Leonardo Ippolito, 62 anni, noto come Nanà, in carcere nella stessa operazione ma poi assolto, fu accusato di avere messo a disposizione la sua officina autorizzata Alfa Romeo-Fiat per summit in cui si sarebbe discusso della latitanza di Messina Denaro, nel 2012 subì un sequestro di fabbricati, terreni, auto e un’imbarcazione. Nel gruppo di chi non è una faccia nuova ci sono anche Giovanni Furnari, 72 anni, con precedenti per mafia e nel 2015 coinvolto in un sequestro di beni da dieci milioni di euro eseguito a presunti prestanome di Messina Denaro, in quel caso Furnari avrebbe messo a disposizione un terreno dove realizzare un impianto fotovoltaico; e Tommaso Geraci, 63 anni, anche lui già arrestato per reati di mafia e poi scarcerato, è il fratello di uno dei pentiti più importanti di Cosa Nostra trapanese: Francesco Geraci, gioielliere di Castelvetrano. 

Proprio il collaboratore di giustizia ha accusato in passato il 55enne  Vito Cappadonna, un altro dei 30 indagati di oggi, di avere avuto contatti con Matteo Messina Denaro, di averlo ospitato in casa e di avere interessi nella gestione di un calzificio con Saro Allegra, cognato del boss latitante. Di Cappadonna tra i destinatari degli avvisi di garanzia in realtà ce ne sono tre: oltre a Vito ci sono i suoi fratelli, Biagio e Giovanni, gemelli di 51 anni, che gestiscono delle attività commerciali a Castelvetrano. Un altro indagato già arrestato in passato è Giovanni Madonia, 52 anni, coinvolto nell’operazione Golem nel 2009. E ancora Vito Circello, 62 anni, implicato in un caso di estorsione a un bar di Castelvetrano nell’imposizione di video slot. Indagato dalla Dda di Palermo anche Santo Clemente, 44 anni, di cui ha parlato un altro importante pentito, Lorenzo Cimarosa (cugino del latitante), indicandolo come frequentatore di Girolamo Bellomo (arrestato nell’operazione Eden 2 e nipote acquisito di Matteo Messina Denaro). Un altro indagato, Leonardo Masaracchio, 61enne ex funzionario di banca, è stato citato dai carabinieri del Ros nel processo Eden, perché avrebbe avuto un ruolo nel fallimento pilotato della Gruppo Salvo (bancarotta fraudolenta) con distrazione verso un’altra società riconducibile agli interessi di Salvatore Messina Denaro, il fratello maggiore del boss. 

C’è poi l’ex consigliere comunale Calogero Giambalvo, 41 anni, coinvolto nell’operazione Eden 2 e poi assolto, ma intercettato mentre al telefono giurava fedeltà a Matteo Messina Denaro. Episodio che ha portato alle dimissioni del consiglio comunale, sostituito da un commissario. Gli altri indagati sono: Calogero Curseri, 50 anni; Cosimo Di Carlo Cuttone, 50 anni; Michele Giacalone, 69 anni; Antonino Italiano, 50 anni; Nicola Messina Denaro, non parente del boss latitante, 55 anni; Michele Pacella, nato a Palermo, 55 anni; Gaetano Pavia, il più giovane, 27 anni e titolare di una concessionaria; Giovanni Rollo, 72 anni; Vincenzo Santangelo, 67 anni; Gaspare Varvaro, 67 anni; e Nicolò Venezia, nato a Catania, 49 anni. 

Un gruppo fatto in gran parte di over 50, cioè persone della stessa generazione del capomafia che non si riesce a trovare (ha 55 anni) o ancora più anziane. Un dato che sembra avvalorare la tesi della Dda di Palermo e degli investigatori secondo cui Matteo Messina Denaro si fiderebbe di pochi elementi, conosciuti personalmente. «L’operazione di oggi – afferma il questore di Trapani, Maurizio Agricola – rientra in un‘attività più ampia iniziata i primi di dicembre a Castelvetrano. Una strategia per fare sentire la presenza ancora più costante dello Stato sul latitante e su quanti garantiscono la latitanza di Matteo Messina Denaro. Una maggiore pressione per cercare di raccogliere elementi utili alla cattura».

Salvo Catalano

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