Due secoli, tanto ci è voluto perché si iniziasse a demolire le abitazioni abusive che poco alla volta si sono insediate all’interno del patio di palazzo Favara, meglio noto come il Castello di Maredolce, alle pendici di monte Grifone, nella periferia di Palermo. Ieri però il primo segnale: le ruspe sono arrivate e hanno iniziato a tirare giù muri e infissi, radendo al suolo due costruzioni.
«Si tratta di due casupole – spiega Domenico Ortolano, presidente dell’associazione Maredolce – per le altre strutture si preferisce aspettare un altro po’ per dare il tempo agli occupanti di portare via le proprie cose. L’impegno resta comunque quello di liberare tutta la corte interna del palazzo dallo scempio». Uno scempio, per usare le parole del presidente dell’associazione che si occupa della tutela e della valorizzazione del monumento edificato nel 1071, che va avanti dal 1800, quando arrivarono i primi abusivi a «rovinare la festa». Con il passare del tempo, infatti, le abitazioni irregolari sorte nel cortile del castello sono cresciute in maniera esponenziale, specie negli anni ’70 e ’80, quando si è verificato un vero boom «ci sono ancora 37 numeri civici all’interno del patio, che è presto diventato piazza Castellaccio, regolarmente riconosciuta dal Comune». Tra questi abusivi c’era anche Totuccio Contorno, elemento di spicco del mandamento mafioso di Villagrazia ai tempi di Stefano Bontate, che si era stabilito lì all’inizio degli anni ’60.
E oltre al danno la beffa, perché nonostante il restauro ad opera della Soprintendenza dei Beni culturali, il palazzo, che pure rientra perfettamente nei rigidi canoni stabiliti per entrare a far parte della schiera dei monumenti patrimonio dell’umanità Unesco, è rimasto fuori dal programma. «Se c’era qualcosa di nuovo – continua Ortolano – dopo poco tempo veniva distrutto. Gli inquilini non avevano nessun rispetto per il monumento, tanto che ha .il palazzo non è finito nel percorso Arabo-Normanno». E dire che il castello, residenza del re normanno Ruggero II e che prima ancora faceva parte di un qasr fortificato, bagnato dalle acque di un lago artificiale – il mare dolce, appunto – che ne faceva una sorta di palazzo dei Normanni in miniatura, con l’aggiunta di un hammam e una peschiera.
«Oggi è un giorno memorabile – dice Giovanni Purpura del direttivo dell’Associazione Pro Loco Nostra Donna del Rotolo di Vergine Maria – in cui la collettività si riappropria di un bene vincolato, che per troppi anni non ha goduto della giusta attenzione da parte delle Istituzioni». «Già nel 1985 – prosegue ancora Ortolano – avevamo chiesto che venissero stanziati dei soldi per la riqualificazione del parco, ma non abbiamo mai assistito a nessun gesto concreto per la valorizzazione del parco di Maredolce, solo interventi sporadici che passavano per lo stanziamento di piccole somme». Eppure un progetto c’è e ha l’ambizione persino di volere riportare le acque a scorrere a Brancaccio. «Idee ce ne sono tante – conclude il presidente dell’associazione – Ma ogni volta che cambia un assessore – il bene è stato acquistato dalla Regione con un procedimento di esproprio ndr – porta con sé progetti e promesse. Per questo puntiamo a mettere attorno a un tavolo Comune, Regione, Soprintendenza, per riuscire a dare al palazzo l’importanza che merita».
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