«Da venerdì scorso viviamo momenti di ansia in attesa di notizie sull’esito dei tamponi molecolari degli operatori del micronido di Castelbuono». Traspare preoccupazione nelle parole del padre di uno dei bambini che frequentano la struttura del comune madonita che dalla settimana scorsa parrebbe essere epicentro di un nuovo focolaio di Covid-19. Un focolaio fantasma, tuttavia, visto che delle positività che sarebbero state riscontrate non risulta traccia in nessun bollettino ufficiale. Secondo la statistica infatti, nel Comune di Castelbuono risultano soltanto tre persone positive, non collegate strettamente alla vicenda del micronido.
«Abbiamo appreso la notizia di un possibile contagio dalla diretta facebook del sindaco Mario Cicero (diretta annunciata al mattino e andata in onda sulla pagina facebook del comune alle 18.30), confermata solo in un secondo momento con una comunicazione ufficiale arrivata nella tarda serata di giovedì – continua il padre, nella sua lettera affidata ai social – Cosa ha impedito di comunicare prima alle famiglie l’eventuale positività e la conseguente chiusura del micronido e la messa in isolamento fiduciario dei piccoli? Sono momenti di ansia per 30 famiglie, quelle dei piccoli e quelle degli operatori, ore e giornate che sembrano infinite soprattutto in un vuoto quasi totale di comunicazioni ufficiali sulle tempistiche, sui comportamenti da seguire, su quello che sarà nei prossimi giorni».
A provare a dare una risposta all’uomo ci pensa proprio Mario Cicero, sindaco di Castelbuono. «In paese abbiamo attualmente 35 tamponi fatti da laboratori privati, ma non abbiamo riscontro da parte dell’Usca e siamo abbandonati – dice a MeridioNews – Putroppo il sistema sanitario non sta reggendo i ritmi del virus. Aspettiamo i risultati dei tamponi molecolari degli assistenti e delle maestre del micronido. Il centro Covid di Cefalù non riesce a tenere il passo. Da giovedì ancora nessuna notizia. Per fortuna casi di bambini con sintomi non ce ne sono stati».
«Gli utenti del nido, i nostri figli, sono bambini piccoli che non possono naturalmente restare in casa da soli e che hanno bisogno di essere accuditi – continua intanto la lettera del padre – I protocolli permetterebbero ai genitori e ai fratelli di poter uscire di casa in attesa di sapere come si evolve la situazione. Buon senso vorrebbe, proprio per evitare il diffondersi del virus, che tutti restassimo a casa e bloccare il possibile contagio. Ma non tutti possono farlo, non tutti hanno le dovute tutele sul posto di lavoro per cui si è costretti ad andare a lavorare pur essendo potenziali positivi. Un possibile focolaio. Tutti speriamo che i tamponi molecolari degli operatori si dimostrino negativi ma fino ad allora, cosa si è pensato di fare per evitare il possibile diffondersi a macchia d’olio del contagio nonostante tutte le precauzioni che vengono prese e il rispetto di tutte le indicazioni?».
«Anche mia figlia frequenta il micronido – replica ancora Cicero – E in famiglia abbiamo fatto tutti il tampone, che per fortuna è risultato negativo. Tutti gli operatori, dalla cuoca agli assistenti, sono risultati positivi al tampone rapido, tutti asintomatici, ma l’assurdo della norma è proprio questo: fin quando non abbiamo l’esito molecolare io non posso fare niente, non posso fare scattare procedure e protocolli o controlli, in teoria non potrei nemmeno obbligarli a stare a casa. Se non c’è una conferma ufficiale nessuno può e non posso neanche obbligare le famiglie dei bambini a fare i tamponi se non lo fanno in modo autonomo. Per fortuna comunque la gente sa rispondendo in modo responsabile. Intanto ho fatto una videoconferenza con i pediatri di Castelbuono, che si attiveranno in caso di possibile emergenza per quanto riguarda i piccoli, mentre il nido è stato chiuso e sanificato».
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