«Non è giusto che senza motivo mi hanno spaccato la testa. Voglio denunciare chi mi ha fatto questo». E’ quanto afferma Bineyam, bracciante eritreo, aggredito lunedì scorso, intorno alle 19, in via Nazionale a Cassibile sotto gli occhi di tutti i passanti. L’extracomunitario, ospite alla tendopoli allestita dalla Croce Rossa lo scorso mese, all’ingresso dello svincolo autostradale, è stato aggredito da un 19enne di cui purtroppo si conoscono solo le iniziali T.M. «Il ragazzo mi ha accusato di aver guardato lui e la sua ragazza. Io gli ho detto che non stavo guardando loro. Allora lui mi ha risposto con uno sputo. E, arrabbiato per la provocazione, ho fatto la stessa cosa io. Poi si è allontanato un attimo ed è tornato senza la ragazza, ma con un bastone. Così mi ha spaccato la testa» spiega l’eritreo.
A intervenire è stata la Polizia Municipale del Paese. «Sono stato portato all’ospedale dove sono rimasto per due ore. Dopo mi hanno riaccompagnato alla tendopoli» continua il bracciante. Gli stessi agenti municipali, però, si sono rifiutati di fornire informazioni in merito all’accaduto: «Ho informato la procura della Repubblica di Siracusa. Non sono stato autorizzato a rilasciare interviste. E’ competenza del comandante di Siracusa. Se però si tratta di feste del paese, posso aiutarvi» ironizza l’ispettore Maltese. Al comando siracusano nessuno sembra sapere cosa sia accaduto, neanche Giovanni Monterosso, il comandante: «Chiedete all’ufficio stampa del Comune». E al terzo palleggio, ancora nessuna rete. «Non c’è stato comunicato niente, né da Cassibile, né da Siracusa» risponde l’addetto stampa.
In paese però tutti sanno, pochi lo ammettono: «Se il responsabile rimane impunito, non avranno dato un bell’esempio a questa gente. Un giorno all’altro saranno loro a malmenare noi tutti» sbotta un operatore ecologico.
Bineyam non ha ancora denunciato il suo aggressore: «Nessuno me lo ha chiesto. Mi è stato dato solo un pezzettino di carta con su scritto un numero, l’unica cosa che capisco, e sopra un nome». Il nome è di un ispettore della Procura della Repubblica di Siracusa, ma il bracciante, non conoscendo l’italiano, non è riuscito a decifrarlo: «E’ arrivato con i punti in testa. Sono stati gli agenti municipali a riferirci dell’accaduto. Altro non so» afferma l’ingegnere La Monica, responsabile della tendopoli.
Sono dieci i giorni di prognosi che emergono dal referto medico. E in questi giorni non potrà lavorare. In un paese dove chi dovrebbe non vuol parlare, o non vuol fare passi incerti, la cosa certa è che Bineyam non potrà guadagnarsi il pane fino a che non sarà guarito. E che l’aggressore rimarrà impunito. «Un bullo, maleducato e delinquente» afferma lo zio, proprietario di un ristorante. E se lo dice suo zio…
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