«Come Casa Memoria, turbati da quanto è accaduto in questi giorni a Cinisi, vogliamo capire come sia possibile che la Corte d’Assise di Palermo abbia revocato la confisca del casolare di contrada Uliveto a Cinisi, restituendolo a Leonardo Badalamenti, uno dei figli di don Tano, capo storico della mafia siciliana, boss di Cinisi fino agli anni ’70, implicato e condannato per traffico internazionale di cocaina e condannato anche in quanto mandante dell’omicidio di Peppino Impastato». Una domanda legittima quella che si pongono i ragazzi di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, che hanno assistito inermi al taglio del lucchetto e al rientro in casa di Badalamenti jr.
Una casa, o meglio, un casolare, che nel frattempo è stato ben tenuto grazie al contributo del Comune di Cinisi, che ha speso ben 370mila euro per ristrutturare il bene, affidato all’amministrazione locale dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati. Soldi europei che rientravano nel Piano di Sviluppo rurale della Regione siciliana 2007-2013 e di cui adesso dovrebbe tuttavia beneficiare il figlio del boss, che ha perso di fatto quasi un rudere, per guadagnarci un casolare rimesso a nuovo con lo scopo originario di fare da teatro a iniziative per la valorizzazione della vacca cinisara, oltre che il mercato ortofrutticolo.
In realtà a dare l’impulso che ha mosso le reazione di Leonardo Badalamenti è stato un errore da parte del tribunale, un cavillo che ha reso quasi del tutto legale l’azione del figlio del boss. Quasi, perché anche se in possesso della notifica che di fatto gli riconsegna il bene, Badalamenti non aveva le autorizzazioni per irrompervi dentro facendo saltare lucchetti e serrature. Un’azione vista come un guanto di sfida dall’amministrazione comunale di Cinisi, che pure si trovava un passo indietro rispetto all’erede di don Tano, visto che la notifica non è stata affidata al Comune del Palermitano, ma a quello di residenza di Leonardo Badalamenti.
Da qui il putiferio, con il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo che denuncia Badalamenti jr e manda le autorità a sgomberare l’immobile promettendo una guerra senza esclusione di colpi. A pochi giorni, ironia della sorte, della fine di un altro bene confiscato, che diventerà «un centro comunale di raccolta per incrementare la differenziata, tutelare l’ambiente e migliorare la gestione dei rifiuti. Un meccanismo virtuoso di legalità ed efficienza che vedrà la luce in contrada Orsa a Cinisi, il centro comunale di raccolta finanziato dalla Regione per un milione e 284 mila euro».
«Il signor Badalamenti non ha capito che i tempi sono cambiati e che il casolare appartiene alla gente di Cinisi» dice Palazzolo, convinto da par suo, che alla fine la legge sia dalla sua parte e di avere tutte le carte in regola per potere richiedere il bene, in cui ha già annunciato di voler svolgere altri servizi per la comunità oltre che donare alcuni locali a Casa Memoria.
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