Caso Scicli, Antimafia va avanti sullo scioglimento Continuano le audizioni per ricostruire la vicenda

La commissione regionale Antimafia continua a lavorare per cercare di fare piena luce sui fatti che portarono allo scioglimento del consiglio comunale di Scicli nell’aprile del 2015. Martedì riprenderanno le audizioni a palazzo dei Normanni dove sono stati convocati il giornalista Carmelo Riccotti La Rocca, il consigliere comunale di Scicli Claudio Caruso, l’ex parlamentare nazionale Venera Padua e l’ex consigliere comunale Marco Causarano

Il provvedimento dall’allora ministro degli Interni Angelino Alfano è tornato al centro dell’attenzione nei mesi scorsi, nell’ambito dell’inchiesta che la commissione presieduta dal deputato Claudio Fava ha aperto sul ciclo dei rifiuti. La storia dello scioglimento infatti si sovrappone a quella dell’Acif, la piattaforma per il trattamento di rifiuti da 200mila tonnellate autorizzata a meno di due chilometri dal centro storico patrimonio Unesco. Il sospetto della commissione è che il provvedimento del Viminale sia stato influenzato da quello che è stato definito il partito delle discariche, i cui protagonisti sono stati a vario titolo legati ad Antonello Montante, l’ex paladino dell’antimafia a capo di Confindustria ma condannato in primo grado a 14 anni.

Secondo questa ricostruzione, lo scioglimento del consiglio comunale sarebbe servito a risolvere gli impedimenti sorti con i pareri negativi dati dalla politica locale sull’opportunità di realizzare nuove discariche a Scicli. A esprimersi, in quel periodo, sulla vicenda furono in molti. Alcuni dei quali avviarono una campagna politica e mediatica che chiedeva insistentemente lo scioglimento di Scicli: l’allora senatore Beppe Lumia presentò anche una interrogazione parlamentare facendo leva sugli articoli del giornalista Paolo Borrometi che di recente è entrato apertamente in contrasto con Claudio Fava, dopo che sono stati resi pubblici i numerosi «non ricordo» che hanno contraddistinto la sua audizione in commissione. Poco dopo la diffusione della relazione dell’Antimafia sul ciclo dei rifiuti è scoppiato anche il caso relativo alla retrodatazione di un articolo pubblicato da Borrometi sulla testata on line La Spia, che ha portato a una querela da parte della commissione Ars.

Lo scioglimento del consiglio comunale nasce dall’avviso di garanzia recapitato a Franco Susino, allora sindaco della città, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. L’accusa sosteneva in sostanza che l’attività amministrativa di Susino fosse stata condizionata da un gruppo mafioso che cercava di inserirsi nel tessuto socio-economico sciclitano. Quell’inchiesta culminò nel processo Eco che si concluse con l’assoluzione piena dell’ormai ex primo cittadino. Nella sentenza i giudici ritennero inaudito che le accuse contro avessero superato l’udienza preliminare. Al contempo, per tutti gli altri imputati, fu esclusa sia l’associazione mafiosa che quella a delinquere. 

A parte Susino, nessun politico o dipendente comunale venne coinvolto nel processo, così come nessuno dei consiglieri venne dichiarato incandidabile. Nonostante ciò, il ricorso contro lo scioglimento presentato da 13, tra consiglieri e amministratori, venne rigettato dal Consiglio di Stato. Il primo a essere stato sentito nel nuovo ciclo di audizioni in commissione Antimafia è stato il maresciallo dei carabinieri Sebastiano Furnò che, nel corso del processo Eco, dichiarò che a settembre 2013 furono registrati alcuni accessi alla banca dati del ministero dell’Interno riguardanti il sindaco Susino, alcuni assessori e due dirigenti. Quando Furnò chiese delucidazioni, gli fu risposto che gli accessi erano stati fatti con gli user id di foca 608 e foca 606. Quindi due operatori diversi, impiegati all’Aisi, i servizi segreti italiani. Un’ulteriore richiesta di notizie non venne esitata per motivi di sicurezza. Nella prima giornata di audizioni, oltre a Furnò, è stato sentito anche Bartolo Iacono, avvocato di Scicli che ha sempre sostenuto l’idea del complotto alla base dello scioglimento accusando apertamente Lumia e Borrometi di aver spinto affinché il Viminale adottasse il provvedimento.

Nella seconda audizione sono stati poi sentiti Alessia Gambuzza, presidente del circolo locale di Legambiente che ha presentato una serie di esposti contro l’Acif, e il dirigente del Comune Guglielmo Spanò. Il prossimo, come detto, sarà il giornalista Carmelo Riccotti La Rocca. «Da tempo mi occupo della vicenda dello scioglimento – racconta Riccotti La Rocca, in passato collaboratore di MeridioNews -. Alla luce della relazione della commissione regionale Antimafia sul ciclo dei rifiuti e, soprattutto, di ciò che abbiamo saputo sul sistema Montante e il cosiddetto partito delle discariche, oggi alcuni eventi possono essere letti certamente da una prospettiva diversa. È pacifico – continua – che lo scioglimento del consiglio comunale Scicli vada affrontato partendo almeno dalla sindacatura precedente a quella di Franco Susino».

Il giornalista ricorda come i fatti finiti nel processo, per quanto abbiano fotografato il modo di agire di un gruppo interessato alla gestione dei rifiuti e dei manifesti elettorali, poco avessero a che vedere con dinamiche mafiose: «Nelle carte dell’inchiesta si legge di litigi per 50 o 20 euro richiesti per fare la spesa o altro». Di pressioni esterne sull’attività politica a Scicli in tempi non sospetti hanno parlato anche Giovanni Venticinque e Matteo Gentile, rispettivamente sindaco e vicesindaco nell’amministrazione precedente a quella Susino. «Spero che la commissione Antimafia faccia chiarezza, il territorio ha bisogno di verità», conclude Riccotti La Rocca.

Piero Burrugano

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