I giudici della Cassazione hanno confermato la sentenza di condanna della Corte di Appello di Catania a 30 anni di reclusione nei confronti di Paolo Cugno, il 30enne di Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa, che uccise, nella notte del 17 marzo 2018, la compagna Laura Petrolito. Cugno provò a occultare il cadavere in un pozzo artesiano di contrada Tradituso, zona di campagna a nord del centro abitato.
La donna si era più volte lamentata del comportamento del compagno, da cui aveva avuto un figlio. Secondo la ricostruzione della Procura di Siracusa e dei carabinieri, qualche ora prima della tragedia la coppia decise di uscire di casa senza il bambino per un chiarimento. Cugno avrebbe prima minacciato la compagna per poi colpirla con un coltello che teneva conservato all’interno di un capanno del fondo agricolo. I sospetti si erano concentrati sin da subito sul 30enne, rinchiuso nel carcere di Cavadonna, che aveva confessato dopo un lungo interrogatorio.
La coppia viveva un rapporto travagliato. L’avvocato che difende Cugno aveva puntato sull’infermità del suo assistito, che però dalle perizie è stato definito capace di intendere e volere. La posizione del legale si basava anche sua una precedente diagnosi di una forma di schizofrenia.
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