Caso Nicosia, interrogato l’esponente dei Radicali Davanti al gip si difende parlando di millanterie

Millanterie, nulla di più. Così Antonello Nicosia si è difeso, oggi, dalle accuse rivolte dalla procura di Palermo che lunedì ne ha ordinato il fermo con la pesante accusa di associazione mafiosa. L’esponente dei Radicali e per diversi mesi assistente parlamentare della deputata di Leu – oggi di Italia Viva – Giusy Occhionero ha risposto al gip del tribunale di Palermo che dovrà decidere sulla convalida dell’arresto. 

Nella mani degli inquirenti ci sono diverse intercettazioni in cui Nicosia vanta la vicinanza agli esponenti delle cosche mafiose agrigentine e trapanesi. Un legame che si sarebbe manifestato con l’impegno diretto all’interno delle carceri, dove il 48enne si presentava come osservatore per i diritti umani mentre in realtà avrebbe fatto da cerniera tra detenuti e mondo esterno. 

In più di un’occasione Nicosia è stato intercettato a colloquio con Accursio Dimino, pluripregiudicato per mafia, anche lui fermato nell’operazione di lunedì. Il 48enne, nonostante l’impegno a sottrarsi a possibili indagini, secondo la Dda di palermo avrebbe ragionato con Dimino di estorsioni da compiere e anche del possibile omicidio di un imprenditore saccense attivo in Nordafrica

Ma a carico di Nicosia ci sono anche le frasi pronunciate contro il giudice Falcone e quelle di tutt’altro tenore verso il latitante Matteo Messina Denaro. Parole che Nicosia oggi ha definito inopportune, ma comunque soltanto parole. 

In programma oggi c’era anche l’interrogatorio di Dimino. Il pregiudicato, pur confermando la passata appartenenza a Cosa nostra, ha sostenuto davanti al gip di avere interrotto i rapporti con le cosche. La decisione del giudice per le indagini preliminari dovrebbe avvenire nelle prossime ore.

Simone Olivelli

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