La Regione ha sospeso a partire da oggi i ricoveri finalizzati al parto alla clinica Gibiino di Catania. La struttura è al centro di indagini sia della magistratura che del ministero della Salute dopo la morte della piccola Nicole, la neonata deceduta lo scorso 12 febbraio a bordo dell’ambulanza che la stava portando a Ragusa, perché nelle Unità intensive neonatali non c’erano posti disponibili. Dal sopralluogo realizzato quattro giorni dopo dal Nucleo antisofisticazioni e sanità dei carabinieri e dagli ispettori di Regione e ministero sarebbero emerse numerose irregolarità che la memoria difensiva presentata dalla struttura catanese non avrebbe superato.
Sono cinque quelle che vengono definite le «contestazioni più gravi». Su tutte «la presenza insufficiente di pediatri-neonatologi, essendo solo due i medici contrattualizzati in regime libero professionale e dunque non in grado di garantire l’ assistenza ordinaria e quella in emergenza come disposto dalla legge». E poi «l’inesistenza di una cartella clinica della piccola Nicole per il trasferimento ad altra struttura: la bambina sarebbe stata accompagnata solo da una relazione manoscritta dal contenuto del tutto insufficiente». Inoltre, secondo gli ispettori, l’ambulanza utilizzata sarebbe stata «inadeguata per il trasporto in emergenza dopo aver ritenuto di non richiedere quella del 118». Un altro dei punti centrali sono le «incongruenze nelle comunicazioni con il 118 e un buco temporale di un’ora nella decisione del trasferimento verso Ragusa inizialmente rifiutato». Infine, «l’inesistenza di una procedura codificata per il trasferimento del paziente in urgenza».
A firmare il provvedimento è stato Ignazio Tozzo, dirigente generale del dipartimento Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico, assieme all’assessora Lucia Borsellino. La disposizione prevede la «sospensione dalla data oggi e per 90 giorni dell’autorizzazione sanitaria e dell’accreditamento istituzionale alla casa di cure Gibiino limitatamente alle attività di assistenza al parto in regime di ricovero». Parti sospesi e gestanti indirizzate ad altre strutture abilitate, con l’obbligo di curare il trasferimento dopo la valutazione di ogni singolo caso con l’Azienda sanitaria provinciale di Catania.
Perentorie le scadenze fissate: entro 30 giorni i responsabili della clinica dovranno far avere al dipartimento regionale deputato al controllo un piano per superare i rilievi contestati. Da lì a dieci giorni l’assessorato valuterà la risposta e assegnerà i termini per il compimento. «Questo è uno dei primi provvedimenti – spiega Lucia Borsellino – volti alla verifica dei requisiti delle strutture afferenti alla rete materno-infantile pubblica e privata accreditata. Nella fattispecie la clinica dovrà dimostrare di aver messo in assoluta sicurezza tutte le procedure sanitarie previste dalla legge». Secondo la responsabile dell’assessorato regionale «non si possono e non si devono fare sconti a nessuno sulla sicurezza del paziente in ambito sanitario».
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