Tutti rinviati a giudizio per tutti i capi d’imputazione, e udienza fissata per il 16 marzo. È la decisione del giudice Alessandro Ricciardolo sul caso di Nicole Di Pietro, la neonata morta il 12 febbraio 2015, poco dopo la nascita alla clinica Gibiino di Catania. Imputati per omicidio colposo sono la ginecologa Maria Ausilia Palermo (difesa dall’avvocato Paolo Spanti), il neonatologo Antonio Di Pasquale (rappresentato dal penalista Walter Rapisarda) e l’anestesista Giovanni Gibiino (difeso da Piero Granata). Diversa la posizione della quarta imputata, l’ostetrica Valentina Spanò (difesa dall’avvocato Carmelo Peluso), che dovrà difendersi dall’accusa di falso nella cartella clinica.
Archiviata, invece, la posizione del direttore sanitario Danilo Audibert, difeso dall’avvocato Sergio Ziccone. Sono state quindi accolte le richieste dei pubblici ministeri Alessandra Tasciotti e Angelo Brugaletta, che hanno seguito le indagini. Tra le parti lese nel processo anche la stessa clinica Gibiino, assistita dall’avvocato Tommaso Tamburino. La casa di cura si trova così nel doppio ruolo di citata in giudizio e parte civile.
La decisione del giudice è arrivata nel primo pomeriggio di oggi anziché in serata, com’era stato precedentemente annunciato. E riguarda uno dei casi di presunta malasanità più discussi negli ultimi due anni. Al centro della vicenda la morte della bambina, deceduta sull’ambulanza che avrebbe dovuto trasportarla all’unità di terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Ragusa. Ma le eventuali responsabilità di strutture esterne alla clinica erano state escluse dai periti della procura. «Tutte le questioni inerenti alla organizzazione del Sues 118 (sulle quali non è compito nostro entrare) non hanno nel caso in esame alcuna rilevanza causale e concausale», hanno scritto nella loro relazione il medico legale Giuseppe Ragazzi, la ginecologa Claudia Giuffrida e la neonatologa Eloisa Gitto. «La piccola – hanno sottolineato – prima della partenza era in condizioni cliniche terminali».
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