«La situazione si sta facendo allarmante e pericolosa». Esordisce così la dottoressa Carmela Di Rocco, uno dei medici che segue il caso di Angelo Niceta e che ha analizzato gli esami ematochimici effettuati il 28 giugno. «Calo dei globuli rossi, valori sotto la norma di ematocrito, sofferenza epatica e renale, preoccupante calo di potassio», si legge nel referto medico. Sono solo alcuni dei sintomi innescati da un mese continuato di sciopero della fame, iniziato il primo giugno. Una scelta drammatica e che parte da lontano. Da quando scopre che, malgrado le richieste della Procura di Palermo e dei magistrati di riconoscerlo come testimone di giustizia, il Ministro degli Interni decide, senza ad oggi averne spiegato i motivi e anzi secretando ogni documento a riguardo, di affibbiargli lo status di collaboratore di giustizia. A nulla vale il fatto che a suo carico non esista nessun procedimento giudiziario né che abbia condanne per mafia.
Un’etichetta, quella di pentito, che lo umilia e lo costringe a scegliere di lasciare il programma di protezione e la località segreta. Torna a Palermo con la sua famiglia, ma vivere è impossibile: nessuno vuole dargli un lavoro e le istituzioni, che pur cambiando il suo status dovrebbero comunque garantigli protezione e sussistenza, latitano, prendono tempo. Da qui la decisione di smettere di mangiare, fino a quando non sarà garantita a lui e alla sua famiglia la tutela dovuta. «Questi indici alterati preoccupano in quanto sono sintomo che la situazione sta precipitando», scrive la dottoressa Di Rocco senza giri di parole. «C’è un calo impressionante della massa muscolare di gambe e braccia, perché il signor Niceta si sta nutrendo delle proteine dei suoi muscoli». E dopo un mese di sola acqua e magnesio, ecco arrivare i primi episodi di svenimento e ipotensione.
Quello che è ormai diventato a tutti gli effetti un caso sta a poco a poco raccogliendo la solidarietà e l’impegno di alcuni personaggi della politica. I primi a schierarsi in favore di Niceta sono stati, la scorsa settimana, il deputato nazionale Erasmo Palazzotto, che ha presentato un’interrogazione parlamentare alla Camera, e Ugo Forello, che ha promesso la stessa azione da parte del Movimento 5 Stelle e una «battaglia forte e dura» per il riconoscimento dei suoi diritti. A loro due si aggiungono adesso anche nove senatori: sono Laura Bottici, Mario Michele Giarrusso, Vilma Moronese, Daniela Donno, Alberto Airola, Michela Montevecchi, Maurizio Buccarella, Giovanni Endrizzi ed Enrico Cappelletti, che hanno rivolto la loro interrogazione parlamentare ai Ministri degll’Interno e della Giustizia.
«Considerando che il signor Niceta e la sua famiglia si trovano oggi senza protezione e non ricevono alcun tipo di sussistenza da parte dello Stato, cosa che li espone a vari tipi di ritorsione da parte delle persone contro le quali sono state rese le testimonianze e li costringe a condizioni di vita poco dignitose, si chiede di sapere – si legge in un passaggio dell’interrogazione – se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti; per quali ragioni la Commissione centrale per la protezione dei testimoni e collaboratori di giustizia abbia proposto al signor Niceta la partecipazione al programma in qualità di collaboratore di giustizia anziché di testimone; quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere al fine di assicurare a lui e alla sua famiglia l’incolumità fisica e un livello di vita dignitoso».
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