Riceviamo e pubblichiamo integralmente la replica di Piero, Olimpia e Massimo Niceta. I tre sono parenti di Angelo Niceta, che da un mese ha intrapreso un ferreo sciopero della fame per chiedere che gli venga riconosciuto lo status di testimone di giustizia, anziché quello di collaboratore. È lo stesso Angelo che ha raccontato ai magistrati delle collusioni tra la mafia e alcuni ambienti della Palermo bene, coinvolgimento esplicitamente anche propri familiari. Familiari che non ci stanno e passano al contrattacco, annunciando che ricorreranno a vie legali.
«La recente interrogazione parlamentare presentata al Ministro dell’Interno dal deputato Erasmo Polizzotto sul c.d. caso Niceta ha riportato l’attenzione sulla travagliata vicenda umana e giudiziaria che da quasi quattro anni sconvolge l’esistenza dei Sig.ri Piero, Olimpia e Massimo Niceta e delle loro famiglie».
«I signori Niceta ribadiscono la propria estraneità ad ogni vicenda illecita, respingendo fermamente gli attacchi proditori, ingiustificati, mendaci e privi di qualsiasi riscontro posti in essere dal Niceta Angelo, che risultano lesivi all’immagine e alla onorabilità della famiglia Niceta, la cui soluzione processuale, purtroppo risente di tempi non consoni con il principio di celerità».
«Per tali ragioni, sin d’ora, stante i tempi Biblici del procedimento di prevenzione, i signori Piero, Olimpia e Massimo Niceta, hanno conferito mandato ai propri difensori affinché predispongano, nelle sedi preposte, le iniziative necessarie a tutela dell’onore e del decoro, personali e familiari, degli stessi».
«Fatto certo è che negli anni scorsi la procura di Palermo ha ritenuto destituite di ogni fondamento le violazioni contestate ai signori Niceta archiviando le indagini che ne erano scaturite».
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