Si aggrava la posizione dell’ex deputato regionale trapanese Girolamo Fazio raggiunto in mattinata da un provvedimento di divieto di espatrio emesso dal gip del Tribunale di Trapani su richiesta della procura. Fazio, arrestato lo scorso 19 maggio nel corso dell’operazione Mare Monstrum, che ha coinvolto anche l’ex numero uno della Liberty Lines, Ettore Morace, era stato poi scarcerato e sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Palermo. L’attività investigativa, condotta dai carabinieri di Trapani e Palermo, avrebbe però fatto emergere un «imminente e concreto pericolo di fuga e di inquinamento probatorio».
Secondo gli investigatori, Fazio stava per partire per il Nordafrica, per fuggire o incontrare in gran segreto persone in grado di aiutarlo ad inquinare le prove a suo carico. A insospettire i militari dell’Arma, le omertose risposte date ai carabinieri da alcuni testimoni interpellati su questo argomento che poi si sono subito premurati di andare a riferire tutto ai familiari di Fazio. L’operazione Mare Monstrum, messa a segno dai carabinieri di Trapani e Palermo lo scorso mese di maggio, portò alla luce giro di mazzette sui fondi riguardanti il trasporto marittimo.
Tutta la vicenda, ruota attorno alla figura dell’armatore Ettore Morace. Tra gli aspetti messi in evidenza durante le indagini, i rapporti che Morace era riuscito ad avere anche fuori la Sicilia, giungendo nella Capitale e in Parlamento. Per gli inquirenti Morace, con l’aiuto dell’ex sottosegretaria ai Trasporti Simona Vicari, avrebbe ottenuto la riduzione dell’Iva, sui trasporti marittimi dal dieci al cinque per cento. La senatrice, in cambio, avrebbe ricevuto due rolex. Un sistema di asservimento di alcuni personaggi nei confronti di Morace, che avrebbe garantito per l’armatore l’ottenimento delle migliori condizioni e per i pubblici ufficiali laute forme di remunerazione. E qui secondo le indagini entrava in gioco la figura di Fazio, ex deputato all’Assemblea regionale che avrebbe favorito in tutti i modi la figura di Morace. Come nel caso di un acceso confronto con la dirigente regionale Dorotea Piazza, che aveva revocato un bando che sarebbe stato costruito ad hoc per le imprese di navigazione dell’armatore trapanese. Si tratta del periodo compreso tra il 2015 e il 2016, nel quale erano state bandite gare sul trasporto marittimo che valevano 63 milioni di euro per le isole minori e 56 milioni per la Siremar. Da questo gioco di favori Fazio, che nel frattempo avrebbe bloccato persino la nomina di un consulente non gradito all’armatore, sarebbe riuscito a piazzare diversi operai proprio nelle aziende di Morace, godendo altresì di diversi agi, tra cui l’utilizzo di una vettura Mercedes. Non solo auto e favori, l’ex sindaco di Trapani avrebbe anche ottenuto prezzi di favore sui biglietti delle tratte marittime degli aliscafi per le isole.
Altro soggetto chiave è Giuseppe Montalto, segretario particolare dell’ormai ex assessore alle Infrastrutture, Giovanni Pistorio. Montalto avrebbe curato gli interessi di Morace contribuendo alla mancata nomina a consulente di Giuseppe Prestigiacomo e ottenendo una compensazione del lavoro che un altro soggetto aveva svolto in una delle imprese dell’armatore in favore del quale sono stati versati 50mila euro per la cessazione del rapporto di lavoro e altri 50mila, camuffati dietro una fattura su un’operazione inesistente. A entrare in questa storia, poi, anche Salvatrice Severino, già dirigente del Servizio di trasporto regionale aereo e marittimo dell’assessorato alle Infrastrutture. Nel mirino dei magistrati, infine, alcuni componenti del gruppo di navigazione Franza che si sarebbero mossi, scomodando il sottufficiale dei carabinieri di Perugia Orazio Gisabella, per danneggiare il concorrente Morace. Il militare avrebbe dovuto avviare un’attività di dossieraggio trasmettendo degli atti da Perugia alla procura di Palermo, per far scoppiare un eventuale caso ai danni dell’armatore trapanese.
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