Caso Minutella, volantini in via Roma e presidio h24  «Sì al nuovo parroco solo se l’arcivescovo viene qui»

I parrocchiani di San Giovanni Bosco a Romagnolo si battono per Don Alessandro Minutella rimosso su decisione dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. I fedeli chiedono di avere udienza da Don Corrado perché chiarisca le motivazioni delle sue scelte. Oggi nel centro della città, anche in tutta la via Roma,  sono spuntati volantini che recitano: «Lorefice ti aspettiamo, padre Alessandro non si tocca». 

«Sono catechista da quasi cinquanta anni  – dice la signora Maricetta Di Chiara – ma questo nella chiesa cattolica non lo avevo mai visto. Viene rimosso un sacerdote che insegna solo la dottrina, che celebra la messa, che fa l’adorazione eucaristica, gruppi di preghiera. Non è un pedofilo, non è un ladro. È un sacerdote come sacra romana chiesa cattolica e apostolica insegna e per questo viene perseguitato. Perché oggi un prete non può fare veramente il prete, deve essere alla moda, deve adeguarsi al mondo». Il dibattito su questi temi è vivo dentro la Chiesa, anche di Palermo, e la vede alle prese con i cambiamenti della società e le risposte che a questi può dare la fede. Don Minutella, nominato dal cardinale Romeo «doveva rimanere alla parrocchia di San Giovanni Bosco fino al 2019, ed è stato rimosso – continua Di Chiara –  non ha mai parlato male né del vescovo, né del Papa. Ha detto semplicemente che dare la comunione ai divorziati che si sono risposati è peccato. E che il Papa non ha mai detto questo nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, lo ha lasciato intendere». 

La catechista spiega la dicotomia che ha creato questo dibattito: «Nella chiesa universale ora ci sono i parroci che hanno detto di voler dare la comunione ai divorziati e quelli, come i polacchi, che hanno detto che non lo faranno mai perché la dottrina insegna così. Padre Alessandro ha detto che anche lui non l’avrebbe mai fatto perché è peccato mortale a meno che il Papa non chiarisca la sua posizione espressa in Amoris LaetitiaQuesto non è andare contro il Papa, poi se la dottrina cattolica è cambiata ce lo dicano». E si rivolge infine a Lorefice: «Noi vogliamo che venga l’arcivescovo a spiegarci perché lo ha rimosso. Padre Alessandro è in carica fino al 2019 e noi possiamo testimoniare che non ha dato mai scandalo. Perché questo accanimento? Noi siamo sempre accanto a lui e possiamo giurare sulla Bibbia che non ha mai disobbedito». Presente sul posto anche padre Pippo Russo che anche oggi non è potuto entrare in chiesa e dire messa. «Ci ha detto che parte della comunità vuole celebrare messa ma si tratta di persone che a messa non vengono mai – dicono alcuni dei presenti – noi daremo le chiavi al nuovo parroco quando verrà il vescovo ad accompagnarlo, allora noi lo accetteremo». 

«Noi abbiamo fatto la veglia per padre Alessandro  – dicono due donne incatenate davanti all’ingresso della parrocchia Barbara Lo Nano e Nicoletta Giudice  – e oggi non ci muoveremo da qua anche se ci sono 40 gradi. L’uomo non può cambiare il Vangelo. Don Alessandro non si tocca, ci ha salvato tutti».  «L’arcivescovo ci dica perché ci hanno tolto don Alessandro impedendogli di dire messa – aggiungono  – siamo pronte a rimanere qua e a dare la vita per il nostro sacerdote».  La decisione di Don Corrado, recitava una nota dell’arcidiocesi, era stata presa dopo «un attento esame e la prudente valutazione di tutta la documentazione, su sollecitazione dei preposti Organismi della Santa Sede». Ormai, a diverse settimane da quando è iniziata la vicenda, sembra definitiva ma i parrocchiani di San Giovanni Bosco hanno trasformato l’area in un presidio, con tanto di sedie e striscioni. E sono decisi a non muovere un passo. 

Stefania Brusca

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