Caso Mattia, la lettera di risposta della madre «Non abbiamo avuto il supporto di nessuno»

Salve Signora Francesca, chi le scrive è la mamma del piccolo Mattia, credo che si ricorderà bene della storia di mio figlio dato che ne ha parlato pubblicamente indirizzandomi una lettera di cui non capisco né il senso né il tempismo che ha avuto! Le rispondo solo adesso perché ora sono abbastanza serena. Lei non ci conosce affatto, non conosce tutto l’iter ospedaliero di nostro figlio, quindi gradirei che non avanzasse né consigli né pareri riguardo la nostra vicenda! Per il tempismo le darei un premio perché a cose fatte è bello parlare!

So che è la presidentessa dell’associazione Piccoli giganti in Tin (Terapia intensiva neonatale, ndr), e chiaramente spende parole in favore dell’ospedale di Siracusa, ma volevo rammentarle che io e mio marito in tutto il percorso affrontato, di un mese e una settimana, in Tin non abbiamo avuto il supporto psicologico di nessuno, né dell’associazione di cui fa parte, né dell’Asp di Siracusa che difende! L’unico sostegno psicologico dopo la morte del nostro Mattia lo abbiamo ricevuto dal centro riabilitativo che frequenta mia figlia. Vi siete limitati solo a fare le condoglianze, tramite giornali, ad una famiglia che possibilmente aveva bisogno di altro!

Mi ha parlato, nella sua lettera, da mamma a mamma e anche qui posso risponderle perché lei non ha vissuto la nostra esperienza, infatti mi risulta che lei la sua bimba l’ha portata a casa, l’ha cresciuta con tutte le difficoltà che avrà avuto, mentre noi il nostro piccolo lo abbiamo al cimitero e non a casa e non avremmo mai il piacere di crescerlo; quindi non le permetto nemmeno di darci consigli su come gestire la nostra rabbia e il nostro dolore. Potremmo accettare consigli solo da persone che hanno vissuto la stessa esperienza! In quanto alle cause della morte di mio figlio, che sia stata la prematurità o la negligenza di qualcuno, lo stabilirà la magistratura e non lei o chiunque altro che non conosce i fatti.

Credo che il suo intervento sia stato vano e chiaramente una reazione a difesa di un reparto che sinceramente, secondo l’esperienza vissuta non merita tutti gli elogi che ha descritto; in quanto non viene praticata nessuna kanguro terapia, non è fornito di presidi adatti a bambini di una certa prematurità, non permettono di fotografare i bambini o di riprenderli e inoltre non abbiamo visto nemmeno tutta la cordialità da lei descritta da parte di medici ed infermieri che sembrava facessero il proprio lavoro con estenuazione e come se gli fosse stato imposto. Infatti parecchie volte si sono rivolti con toni non del tutto appropriati, quindi non mi venga a raccontare frottole! Un reparto a cui ci sentiamo di dare un parere positivo è stata la Tin del policlinico di Messina in cui nostro figlio ha vissuto per circa due giorni. Un reparto aperto e intendo niente porte chiuse a chiave, in qualsiasi momento della giornata potevi chiedere di entrare e non si facevano nessun tipo di problema, medici che davano mille informazioni a qualsiasi orario, infermieri e personale davvero educati, cordiali e della massima gentilezza! Sinceramente le dico che se avessimo saputo l’epilogo avremmo trasferito, sotto la nostra responsabilità, molto tempo prima il nostro piccolo da Siracusa!

In ogni caso ci siamo rivolti ai media non per pubblicizzare o denigrare un ospedale rispetto un altro, ma speriamo che se ci sono cose che non funzionano come dovrebbero, si devono prendere i giusti provvedimenti affinché ogni bimbo prematuro abbia le chance che possano aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza. Lei si è mai chiesta come mai al Nord Italia le statistiche di sopravvivenza dei prematuri sono in percentile molto più alte di quelle del Sud Italia? Si è mai chiesta come mai una Tin non è fornita di un attrezzatura di ventilazione adeguata a determinati problemi respiratori? Si è mai chiesta se è corretto trasferire un prematuro per 161 chilometri, con mille rischi, per un ventilatore mancante? Si è mai chiesta il perché di tutta quella strada passando da Catania e non trovando un posto?

Quindi la invito vivamente a svegliarsi e lottare anche per chi non ha avuto la sua felice esperienza, ma cerca di far cambiare cose che non funzionano e migliorare i servizi essenziali sanitari rivolti a tutti. Chissà perché ogni qualvolta si chieda chiarezza e chiunque denunci fatti accaduti a livello sanitario, è sempre da zittire. Allora sarebbe meglio essere vittime e stare in silenzio dato che molte persone non capiscono il senso?

Adesso non ha più bisogno di rivolgersi ai media sa come raggiungerci

Saluti,
la mamma di Mattia

Redazione

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