Caso Maiorana, l’appello della madre: “Non si può archiviare la ricerca della verità”

“Mi appello al mio diritto di madre di dare una sepoltura dignitosa a mio figlio. Chiedo aiuto agli organi di stampa e ai mass media, perché mi sostengano in questa battaglia per la ricerca della verità”.

Parole accorate quelle di Rossella Accardo, mamma di Stefano Maiorana, il ragazzo scomparso la mattina del 3 Agosto 2007 nei pressi di Isola della Femmine, a pochi passi da Palermo, insieme con il padre, l’imprenditore edile, Antonio. “Torniamo al massimo tra mezz’ora”- aveva detto Antonio Maiorana al suo capocantiere di Isola delle Femmine, mentre si allontanava con il figlio Stefano. Da quel momento nessuno li ha più rivisti. La loro auto è stata  ritrovata l’indomani nel parcheggio dell’aeroporto Falcone e Borsellino. Ma da subito, l’ipotesi di un allontanamento volontario è stata scartata.

Le indagini, finora, non sono bastate a fare chiarezza. Tanto che adesso la Procura di Palermo vorrebbe archiviare il caso. Una decisione contro la quale, Rossella Accardo, si sta opponendo con tutte le forze. Ma ha bisogno di aiuto. Per questo lancia  un appello alla società civile. Affinché la sostengano in questa battaglia che è anche una battaglia di civiltà: i responsabili non possono restare impuniti.

“E’ molto triste per me dovermi confrontare ancora una volta con la volontà dei PM  Paci e Del Bene di archiviare quello che ormai è noto all’opinione pubblica quale  il CASO MAIORANA. MI CHIEDO E VI CHIEDO : si può archiviare la RICERCA DI VERITA’? Non è giusto consegnare i colpevoli alla giustizia?”.

Ci sono altre indagini da svolgere – continua la madre di Stefano Maiorana – ho voluto fortemente credere che non fosse accaduto niente di estremo e che avrei riabbracciato mio figlio, ma dopo aver letto quanto custodito nelle pagine dei fascicoli d’indagine e ascoltato le deduzioni dell’avvocato Giacomo Frazzitta e dei suoi collaboratori, ho dovuto abdicare ad altre logiche”.

Diverse le incongruenze che non sono state ancora chiarite in questo caso che dilania il cuore di una madre e che dovrebbe lasciare sgomenti tutti.

Innanzitutto, come racconta la stessa signora Accardo, ormai ci sono pochi dubbi sulla matrice mafiosa del tragico fatto :”Riporto alcuni stralci tratti dalle ultime pagine della RELAZIONE FINALE che il Comando Provinciale dei Carabinieri ha inoltrato alla PROCURA DELLA REPUBBLICA-PRESSO IL TRIBUNALE DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA, relativamente alla “Scomparsa di MAIORANA Antonio e Stefano;

Pag 41-42 :

*  “…l’arresto dei noti latitanti LO PICCOLO Salvatore ed il figlio Sandro…ha contribuito a chiarire un aspetto fondamentale della vicenda : la matrice mafiosa della scomparsa.

“Chi poteva aver realizzato un’operazione così efficiente, dal punto di vista criminale, visto che dei due scomparsa non è stata trovata traccia?”

“…escludendo a priori l’allontanamento volontario, risulta incontrovertibile un dato di fatto essenziale : tutta l’operazione criminale era stata orchestrata con certosina precisione, senza nulla tralasciare al caso e con il probabile coinvolgimento di più persone.
“A conferma che la regia era già stata pensata e ponderata a priori, vi è la strana coincidenza del non funzionamento di tutti i sistemi di video sorveglianza del tratto di strada che dal cantiere di isola delle Femmine conduceva al parcheggio dell’aereoporto  FALCONE BORSELLINO, dove  il 4 agosto 2007 (a notte fonda) era stata rinvenuta la Smart dei MAIORANA.”

Alcuni pentiti, hanno riferito che Antonio Maiorana aveva avuto pesanti contrasti con qualcuno nella gestione del cantiere di Isola delle Femmine , in cui  si stavano realizzando una cinquantina di appartamenti. E Marco, il fratello di Stefano, prima di suicidarsi (nel 2009), aveva scritto che sapeva che Stefano quella mattina si sarebbe dovuto occupare di una questione difficile. Ma non era riuscito a fermarlo.

E ancora:

  • “…l’ultima localizzazione del telefono cellulare di Maiorana Antonio fino alle ore 10:16 del 3.08.07 è in una cella che copre il cantiere di Isola delle Femmine”
  • “…l’ultimo contatto certo del telefono cellulare di Maiorana Stefano del 3.08.07 ha impegnato la medesima cella del ponte radio del padre”.

Insomma, perché Stefano e il padre avrebbero dovuto lasciare il proprio telefono in cantiere?  E perché si pensa che siano stati loro a lasciare la macchina all’aeroporto visto che i sistemi di video-sorveglianza del tratto di strada che, dal cantiere di Isola delle Femmine conduce al parcheggio, quella mattina, vedi caso, non funzionavano?

“Questo e tant’altro riconduce al cantiere di Isola delle Femmine quale luogo in cui si è consumato il crimine; l’utilizzo del georadar,  per la ricerca di “eventuali resti dei due scomparsi”, nell’area limitrofa  il cantiere di Isola delle Femmine ha dato esito negativo. Di fatto non si è TESTATA l’area all’interno del cantiere stesso” dicono la mamma di Stefano e il suo legale.

Ciò che è certo e che si tratta di un caso complesso, dove il puzzo della mafia e di interessi oscuri legati all’edilizia, è forte. Ma arrendersi sarebbe una sconfitta per la Giustizia. 

 

 

 

 

 

Redazione

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