Caso Fragalà, le immagini riprese la sera del delitto Perito: «Solo ipotesi, troppo buio e frame sgranati»

Quando l’avvocato Enzo Fragalà viene aggredito appena fuori dal suo studio, sotto ai portici del tribunale, la sera del 23 febbraio 2010 è già molto buio, sono da poco passate le 20.30 e pioviggina. Sono condizioni che incidono molto sulla qualità delle immagini immortalate dalle telecamere di videosorveglianza della zona, a sentire l’ingegnere D’Amico, perito nominato dai difensori di Francesco Arcuri, imputato insieme ad altri cinque per l’omicidio del penalista. Condizioni che permettono di giungere a ben poche certezze, restando complessivamente nel campo delle ipotesi. «In 30 minuti, dalle 20.30 alle 21, passano da quel luogo 43 pedoni e solo in un caso individuo un soggetto che ha certamente un ombrello in mano», spiega ai giudici della prima corte d’assise di Palermo. «C’è un altro soggetto che tiene un oggetto lungo in mano, ma non si capisce cosa sia. Tutti gli altri 41 non hanno oggetti lunghi in mano – precisa -. Qualsiasi elaborazione video non ha portato a nessun risultato per migliorare l’immagine, che zoomata si sgrana ancora di più».

Nella sua analisi dei diversi fotogrammi di quella sera il tecnico ha svolto anche un lavoro di possibile incastro, per così dire, fra le immagini delle diverse telecamere. Cercando insomma di costruire una possibile narrazione logica degli spostamenti dei soggetti ripresi nella zona dell’omicidio quella sera. «Le telecamere sul tetto del palazzo di giustizia ruotano ogni quattro secondi circa, cambiando inquadratura. Non riprendono lo stesso soggetto visto pochi istanti prima in via Volturno con un oggetto in mano nell’area poi di Porta Carini. Quando viene inquadrato alle 20.38.02 dista 75 metri, calcolando la velocità di percorrenza (1.5 metri al secondo) avrebbe dovuto impiegare circa 50 secondi per comparire nell’area prossima, ma non compare – continua il perito -. Le alternative sono quindi che possa aver preso la via Pagano, la via Balsano o la via Turrisi transitando davanti alla scuola elementare. O ha accelerato il passo o ha cambiato direzione e di là non è passato».

Un soggetto, questo descritto dal tecnico, che si vede transitare molto vicino a un furgoncino Piaggio Porter, «è possibile ipotizzare che la sua altezza sia circa di 1,73. Siamo sempre nell’ambito ipotesi – sottolinea più volte -, attraversa l’angolo di ripresa della telecamera e tra le mani tiene un oggetto, sul quale non posso fare nessuna ipotesi, non posso affermare che si tratti o meno di un ombrello, la qualità dell’immagine non consente di dire cosa sia quell’oggetto». Mentre, rispetto ai mezzi a due ruote transitati in quella zona quella sera «in un arco temporale che va dalle 20.38 alle 20.45, sette minuti circa, è stato possibile notare il passaggio di 21 ciclomotori scuri, almeno cinque di questi ciascuno con due soggetti a bordo, i restanti 16 guidati da persone che a bordo non avevano nessun altro. Tra quelli che hanno il casco, non sono stato in grado di individuare su uno di questi caschi scuri la presenza di adesivi».

Silvia Buffa

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