Caso Fragalà, il processo inizia con richieste parte civile Difese chiedono annullamento decreto giudizio immediato

Il processo a carico dei presunti esecutori dell’omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà muove le prime battute davanti alla seconda sezione della corte d’assise di Palermo. E si comincia subito con una richiesta di annullamento del decreto che ha portato alla disposizione del giudizio immediato da parte degli avvocati Giovanni Castronovo e Debora Speciale, rispettivamente difensori di Antonino Abbate e Francesco Castronovo, due dei sei imputati. Il ricorso riguarda «Il mancato deposito di alcuni atti di indagine utilizzati dal Gip: i decreti di intercettazione. – Spiega l’avvocato Castronovo – Un mancato deposito che costituisce una lesione al diritto di difesa». 

«Abbiamo chiesto in prima istanza la restituzione degli atti al pubblico ministero, quindi il ritorno del fascicolo in fase di indagine con la possibilità da parte nostra di poterli controllare – continua il legale – e poi, se si dovesse dichiarare nullo il decreto di giudizio immediato, quanto meno farci avere questi documenti per poterli fare vagliare dai nostri consulenti e portarci così in pari». La decisione della Corte si ripercuoterà anche sulle altre quattro persone a processo: il capomafia Francesco Arcuri, Antonino Siragusa, Salvatore Ingrassia e Paolo Cocco. «È un problema generale che riguarda tutti gli imputati del procedimento per poter fare una ricostruzione logica della vicenda» dice ancora Castronovo.

Nel corso dell’udienza che si celebrerà la prossima settimana, la Corte sarà invece chiamata a pronunciarsi in merito alle richieste di costituzione di parte civile avanzate dai familiari di Fragalà: la moglie, i figli e la sorella, ma anche dal Consiglio nazionale forense, dal Consiglio dell’ordine degli avvocati Palermo, dalla Camera penale di Palermo e dall’associazione Caponnetto. «Interloquiremo sull’effettiva partecipazione di alcune delle parti civili, di certo non quella dei familiari, per verificare se ci sono i presupposti», conclude il legale di Antonino Abbate.  

Silvia Buffa

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