«C’è una responsabilità chiara dei vertici del Movimento. Adesso il problema è che in gioco l’identità del M5s che non è finito. Però o si ha la forza di aprire un dibattito interno schietto, oppure potrebbe essere l’inizio della sua fine». Anche stavolta, il consigliere Ugo Forello non fa mistero della sua posizione critica all’interno del M5s. L’ex candidato sindaco grillino, a pochi minuti dall’esito della consultazione sul caso Diciotti, ieri ha postato una foto con la scritta «This is the end». Un giudizio fin troppo esplicito sulla direzione che ultimamente ha preso il movimento, ormai caratterizzato da una «mutazione genetica rispetto alle proprie origini».
«Rispetto a una decisione ad personam uno dei capisaldi del M5s è sicuramente venuto meno, non ci sono dubbi – afferma Forello a MeridioNews –, quando invece il Movimento aveva già approvato, con la votazione del programma elettorale per le elezioni politiche, l’espressa abrogazione di tutte quelle prerogative a favore di parlamentari e ministri. Compresi, quindi, l’articolo 96 della Costituzione, quello a cui oggi si è fatto ricorso per salvare Salvini dal processo». Forello, poi, si spinge oltre e punta il dito anche contro la formula utilizzata sulla piattaforma digitale per sottoporre il quesito ai propri elettori e attivisti.
Una formula «assolutamente tendenziosa, errata, e ridicola», con un riferimento a un «ritardo dello sbarco della nave quando l’accusa è un sequestro di persona aggravato», rincara la dose. Tuttavia, nonostante la «pressione che è stata creata dai vertici del Movimento», rispetto al rischio paventato di una fine prematura per il governo giallo-verde, il risultato del 41 per cento degli iscritti favorevoli a concedere l’autorizzazione a procedere è «inatteso». La prova che «il movimento, oggi, non è finito però o questa minoranza qualificata deve avere la forza di aprire un dibattito interno schietto, altrimenti potrebbe essere l’inizio della fine. Ritengo che ci siano tantissimi portavoce, attivisti e cittadini che oggi hanno voglio di affermare quanto sostengo e, qualora vogliano farlo, io sono loro».
Non sfugge, però, che il voto sulla vicenda di Salvini ha danneggiato, ancora una volta, il M5s erodendo consensi e rafforzando le divisioni al suo interno. «Purtroppo questa alleanza con la Lega ha avuto l’effetto di creare una dinamica di divisione all’interno del Movimento, rafforzando un clima caratterizzato da toni utilizzati eccessivi. La spaccatura nel movimento, però, l’hanno voluta i vertici che hanno messo a votazione l’autorizzazione a procedere. Il movimento, quindi, è spezzato non per colpa degli attivisti ma perché forzati dai vertici. Non si sarebbe dovuto votare su questo punto che non andava messo in discussione». Siamo di fronte a un suicidio, quindi, come afferma il direttore del Fatto Quotidiano? «Ho letto il fondo di oggi di Travaglio e lo ritengo in gran parte condivisibile – aggiunge – Penso che si debba anche partire da questo».
Anche li sindaco di Palermo Leoluca Orlando non lesina critiche ai suoi avversari: «Credo che per il M5s sia l’inizio della fine. Il che è un’offesa ai tanti che hanno votato pensando di votare per il cambiamento. Dal 1990 il mio impegno politico si è caratterizzato per l’abolizione dell’immunità parlamentare. Devo aggiungere altro? Credo che ognuno deve essere pronto ad agire e affrontare un giudizio. Per quanto mi riguarda io sono pronto a farlo, e non mi sono mai avvalso dell’immunità, neanche per i reati di opinione, neanche quando ero al Parlamento europeo che come è noto ha una immunità blindata», conclude.
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