Caso Diciotti, migranti sospendono sciopero della fame Portavoce Ue: «Europa fatta di regole, non di minacce»

È un sole insopportabile, quello che picchia forte sul porto di Catania in questa mattina di agosto. Quarto giorno per la nave Diciotti e per i suoi 190 ospiti (150 eritrei più 40 persone dell’equipaggio). I migranti da stamattina hanno anche cominciato uno sciopero della fame, rifiutando colazione e pranzo. Una situazione di possibile tensione che ha provocato anche lo stop alla visite a bordo per tutta la mattina e fino alle 15 – da parte di esponenti della politica e dell’associazionismo, rimasti a terra. Nel pomeriggio, poi, hanno deciso di interrompere lo sciopero della fame e di nutrirsi. A commentare sui social la situazione è il ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Immigrati della Diciotti in sciopero della fame? Facciano come credono, io non cambio idea. In Italia (dati Istat 2017) vivono cinque milioni di persone in povertà assoluta (fra cui 1,2 milioni di bambini) che lo sciopero della fame lo fanno tutti i giorni, nel silenzio di buonisti, giornalisti e compagni vari. Per me vengono prima gli Italiani, poi gli altri. Qualche giudice vuole arrestarmi per questo? Nessun problema, lo aspetto».

Sul molo restano intanto il presidio convocato dalla Cgil regionale, così come Libera e Amnesty International. In mattinata arriva anche una delegazione della Cgil Medici. E a terra rimangono pure il presidente dell’assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, l’ex dem, oggi Leu, Stefano Fassina e una delegazione della commissione regionale alla Sanità, guidata dalla deputata Margherita La Rocca Ruvolo. E per le 13.30 è previsto l’arrivo degli esponenti Pd Maria Elena Boschi ed Emanuele Fiano. Micciché, nel primo pomeriggio, è riuscito a salire a bordo. Pochi minuti dopo è sceso brevemente, ed è infine risalito con una busta azzurra stipata di biancheria intima femminile, da consegnare alle donne presenti sulla Diciotti. «Mi aspetto che si facciano scendere le persone dalla nave – dice Fassina – e che il governo utilizzi altri strumenti per far valere le proprie ragioni in Europa, che sospenda il contributo che l’Italia versa all’Europa, che utilizzi il diritto di veto su temi che stanno a cuore a stati particolarmente poco sensibili in tema di accoglienza. Ma non può utilizzare le persone per fare una battaglia politica che comunque va fatta». Anche perché potrebbe non funzionare, a giudicare dalle parole di Alexander Winterstein, portavoce della commissione europea: «Trovare una soluzione per le persone a bordo è la nostra priorità principale. Riteniamo inoltre che affermazioni non costruttive, per non parlare delle minacce, non siano utili e non ci avvicinino a una soluzione. L’Unione europea è una comunità di regole, e funziona sulla base di regole, non di minacce».

«Sui diritti umani – aggiunge Michele Pagliaro, segretario regionale della Cgil – non si può tornare indietro, siamo la culla del Mediterraneo, la porta dell’Europa. A bordo ci sono 150 eritrei che stanno scappando dalla guerra, non possiamo usarli come carne da macello per ricattare l’Europa». A chiedere di salire a bordo per verificare le condizioni di salute delle persone bloccate sulla nave è Renato Costa, segretario regionale della Cgil Medici. «Siamo qua – dice Costa – per sottolineare un aspetto che è appunto quello sanitario, ci appelliamo a un diritto costituzionale che è il diritto alla salute». Sul rischio epidemia a bordo della nave, il medico resta cauto: «Non bisogna fare allarmismi né in un senso né nell’altro, il tema della vigilanza sanitaria è proprio quello, è necessario che qualcuno si renda conto di qual è la condizione sanitaria a bordo». Ma in tarda mattinata, arriva il niet della capitaneria: «Non potete salire, stiamo monitorando coi nostri medici le condizioni sanitarie a bordo». A quel punto la replica del sindacato medico, rimasto a terra, si fa secca: «Perché – fa sapere Costa – hanno dovuto aspettare che il tema lo sollevassimo noi?».

A replicare a distanza è l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, che precisa: «Senza alcun clamore, come dovrebbe agire chiunque non ami strumentalizzare fatti e circostanza a fini politici, ieri mattina ho sentito il responsabile siciliano dell’ufficio di sanità marittima, Claudio Pulvirenti, e da lui ho appreso della sostanziale sicurezza sanitaria sulla nave Diciotti, dove operano in convenzione con la Guardia costiera i medici del Cisom-Ordine di Malta. Da parte dei sanitari abbiamo avuto ampie rassicurazioni sullo stato di salute dei migranti e ho dato incarico al direttore generale dell’Asp di Catania, Giuseppe Giammanco, di essere a disposizione dell’apparato sanitario che sta operando in loco, se serve anche mediante la fornitura di medicinali». A margine della nota di servizio, però, eccola lì, la stilettata a distanza a Micciché, che ieri sera ha usato toni durissimi nei confronti di Salvini: «Non tocca a me – scrive ancora Razza – valutare l’enorme insensibilità con cui l’Europa ritiene di dover affrontare la tragedia delle migrazioni, caricandola sul nostro Stato. Possiamo solo sperare che qualcuno, finalmente, si svegli a Bruxelles».


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