Fuori dal tribunale ci sono gli striscioni che chiedono giustizia per le vittime della strada e un cuscino a forma di cuore, appoggiato su una panchina, con la fotografia di Mimmo Crisafulli. Dentro alla terza aula gip del Palazzo di giustizia, invece, c’è Pietro Crisafulli, il padre del giovane morto a marzo 2017 in via del Bosco, dopo che un’automobile non si ferma a un segnale di stop e il 25enne la travolge, finendo per terra e morendo sul colpo. Oggi la giudice per l’udienza preliminare Giuseppina Montuori ha deciso sulla richiesta di accordo avanzata dal pubblico ministero Andrea Ursino di concerto con la difesa dell’imputata, la donna che guidava la Smart, rappresentata dall’avvocato Mario Brancato: patteggiamento accolto. La conducente è stata condannata a cinque mesi e dieci giorni di reclusione, con pena sospesa, e alla revoca della patente di guida.
Il 6 marzo 2017, alle 22.43, una utilitaria guidata da una donna sbuca da via De Logu e, senza arrestarsi al segnale stradale, rallenta, immettendosi su via del Bosco. La velocità è ridotta e quando l’incrocio viene impegnato dall’automobile sta sopraggiungendo Mimmo Crisafulli a bordo del suo scooter. A mostrare la scena è il video, agli atti dell’inchiesta, pubblicato in esclusiva da MeridioNews nei mesi scorsi. La procura di Catania, nonostante il grande clamore sul caso, sollevato da Pietro Crisafulli, chiede l’archiviazione. Ma a marzo 2018 il giudice per le indagini preliminari Carlo Umberto Cannella la respinge, anche sulla base di una relazione – prodotta dalla famiglia Crisafulli – all’interno della quale vengono messe in luce «una serie di gravi incongruenze tecnico scientifiche» che sarebbero state contenute all’interno della perizia depositata dalla magistratura.
Per i parenti del 25enne, non ci sono dubbi: la conducente della Smart sarebbe colpevole di omicidio stradale. A essere d’accordo con loro c’è anche l’Associazione italiana familiari vittime della strada, che stamattina era presente in tribunale a sostegno di Pietro Crisafulli e della sua battaglia. «La giudice ha accolto la nostra richiesta di revocare la patente di guida alla donna – commenta Giuseppe Incardona, avvocato della famiglia Crisafulli – Ma si tratta dell’unica concessione che ci è stata fatta rispetto al reato di omicidio stradale». Alla pena di cinque mesi e dieci giorni, «si arriva a seguito del riconoscimento di una percentuale di colpa da parte della vittima, come sostenuto dai periti della magistratura», prosegue il legale.
«L’unico successo è di avere ribaltato la richiesta di archiviazione che era stata formulata e poi rigettata – conclude – L’automobilista ha ammesso la colpa. La leva successiva sarà sul diritto civile». Dopo la decisione della giudice, il padre di Mimmo ha avvertito un malore ed è svenuto in aula. È stato trasportato in ambulanza all’ospedale Garibaldi di Catania, dove si trova tutt’ora.
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