Da sette a quattro. Quasi si dimezza il numero dei deputati regionali che chiedono alla commissione Antimafia di accertare la fondatezza dei fatti denunciati, negli ultimi anni, dal giornalista Paolo Borrometi. Dopo l’articolo di MeridioNews, i parlamentari di Forza Italia Michele Mancuso, Riccardo Savona e Riccardo Gallo hanno fatto un passo indietro.
Il dietrofront arriva oltre una settimana dopo la firma della lettera in cui si tirano in ballo i dubbi circa la veridicità degli atti intimidatori e delle aggressioni raccontate da Borrometi. «Sono fiero e per me è un vanto l’aver sempre perseguito la strada della legalità, l’unica che conosco. Mai mi permetterei, neanche solo con l’immaginazione, di giudicare la necessità o meno di rimuovere la scorta a una persona, specie se impegnata in trincea nella lotta alla criminalità organizzata», dichiara in una nota Mancuso, definendo la firma un mero errore. A pensarla allo stesso modo, a quanto pare, sono anche Gallo e Savona. «Il sottoscritto e i due deputati del mio gruppo coinvolti abbiamo già provveduto al ritiro attraverso mail indirizzata alla Commissione Antimafia».
A difendere la bontà dell’operato di Borrometi era stato ieri anche il Movimento 5 stelle. Dagli eurodeputati Ignazio Corrao e Dino Giarrusso al viceministro Giancarlo Cancelleri, sono stati diversi i messaggi rilanciati sui social. Una levata di scudi in cui non è mancato il riferimento agli autori della richiesta all’Antimafia. Diversi dei deputati che hanno sottoscritto il documento, infatti, hanno avuto o hanno problemi con la giustizia. Uno status che però, a detta di Gaetano Galvagno, tra i firmatari e anche componente della commissione Antimafia non inficia il diritto di chiedere chiarezza. «Rispondere alla nostra iniziativa dicendo “da quale pulpito viene la predica” è una risposta che imbarazza», ha detto l’esponente di Fratelli d’Italia a MeridioNews. Galvagno non è tra i deputati interessati da indagini della magistratura.
A dare solidarietà a Borrometi, intanto, è anche il gruppo siciliano dell’Unci, l’Unione nazionale cronisti italiani. «Noi pensiamo che la commissione Antimafia, sollecitata da deputati non esenti, alcuni, da critiche di familismo clientelare o, anche, da veri e propri pregiudizi penali, farebbe bene a occuparsi del rapporto mafia-politica, prima di indagare le ragioni per le quali a un giornalista è stata assegnata una scorta», si legge in una nota.
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