Caso Bagheria, l’affondo del Partito democratico «Gestione dissennata, è solo punta dell’iceberg»

«Modello Bagheria? Dall’indagine in corso è emersa solo la punta dell’iceberg, in realtà secondo noi non sono neanche emersi i punti principali che svelano una gestione dissennata del Comune». Parte al contrattacco il Pd dopo l’inchiesta sulla gestione dei rifiuti che ha costretto il sindaco del M5s, Patrizio Cinque, ad autosospendersi dal movimento, ma non dalla carica di sindaco. Il primo cittadino è indagato dalla procura di Termini Imerese insieme a una ventina di altri funzionari e impiegati per una serie di appalti sulla gestione dei rifiuti e per degli abusi edilizi che sarebbero stati commessi anche dai suoi familiari. Nella sede del Pd di via Bentivegna a parlare sono Orazio Amenta, segretario del circolo Pd di Bagheria, Carmelo Miceli, segretario provinciale del Pd, e il segretario regionale Fausto Raciti. Un contrattacco nell’infuocato clima da campagna elettorale per le regionali che arriva all’indomani dell’operazione Exit poll che a Vittoria ha svelato un presunto patto tra boss e politica, travolgendo anche l’ex sindaco del Pd, Giuseppe Nicosia.

«Non chiediamo le dimissioni del sindaco di Bagheria perché a differenza loro siamo coerenti – ha detto Miceli – le prime dichiarazioni di Patrizio Cinque sono state “Toccate me ma non il movimento”, senza spendere una parola per la città. I grillini hanno sempre accusato gli altri di non avere sensibilità istituzionale e ora assistiamo a sceneggiate che dimostrano totale insensibilità politica». Dal Pd precisano di «lasciare agli indagati la possibilità di difendersi mentre la giustizia farà il suo corso, ma siamo sconvolti e i fatti comportano una riflessione politica».

«Da tempo denunciamo quelle anomalie e abbiamo presentato degli esposti – dice Amenta che in conferenza mostra un’ordinanza firmata dal sindaco e che risale alla scorsa Pasqua – Bagheria è l’unico Comune dove stiamo ancora discutendo del bilancio 2015. Essendo senza bilancio possono essere fatte solo le spese obbligatorie, e invece, con una variazione di bilancio si tolgono 139mila euro da un servizio pubblico come l’illuminazione per destinare questa cifra alla partecipazione azionaria della multi servizi S.p.A, facendo persino un cda. È un atto scandaloso che vede il sindaco come proponente, un regalo fatto a Pasqua ai bagheresi. Questo meriterebbe di finire sul blog di Grillo. E sul caso si era mossa anche la commissione regionale antimafia». Amenta parla poi degli «affidamenti diretti fatti dal sindaco nella gestione dei rifiuti, un fatto strano: il sindaco ha potere amministrativo, non gestionale, e invece, in violazione di ogni regola nazionale in materia di rifiuti, rilancia l’offerta via mail con una procedura informale chiedendo con un’ordinanza urgente che a gestirla sia la ditta Tech srl. Abbiamo denunciato questa illegittimità e per questo dovrebbe ringraziarci. E meno male che in campagna elettorale avevano detto che gli affidamenti diretti potevano facilitare le infiltrazioni mafiose».

Il segretario provinciale Miceli torna poi sul significato della sospensione: «È solo una presa in giro, stanno creando un danno enorme all’immagine di Bagheria». «Uno stillicidio continuo», rincara la dose Amenta. Il pubblico ministero aveva chiesto l’arresto del primo cittadino, misura esclusa dal gip che lo ha invece sottoposto al solo obbligo di firma. «Se ci dovesse essere un rinvio a giudizio del sindaco il Comune si costituirebbe parte civile? E chi dovrebbe firmare l’atto? Il sindaco Cinque non può visto che è indagato? Neppure il vicesindaco, indagato, può firmarlo, forse estrarranno a sorte…», dice Miceli.

«È la dimostrazione del fallimento di un movimento che era entrato in politica con la pretesa di cambiarla – ha poi aggiunto Raciti – e invece, al metto delle opacità giudiziarie, assistiamo a un’amministrazione affidata a un’incompetenza che ha portato alla moltiplicazione dei costi e alla drammatica carenza di servizi essenziali. Questo modello applicato oggi alla Regione sarebbe esplosivo».

Antonella Lombardi

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