Alberto Pierobon? «Più volte continuò a sollecitarmi per avere delle risposte sui progetti di Arata». Se la posizione dell’assessore all’Energia sembrava già complicata dalle pagine delle indagini giudiziarie – a proposito delle richieste autorizzative per i progetti di impianti di biogas a Calatafimi e Francofonte presentati dall’imprenditore Paolo Arata, finito in manette – l’indagine parallela, quella sul piano politico, condotta dalla commissione regionale antimafia, getta nuove ombre attorno al palazzo di viale Campania a Palermo.
Ad essere ascoltato dall’organismo parlamentare di indagine è questa volta l’assessore all’Ambiente Toto Cordaro, a cui l’antimafia ha chiesto conto dei contatti avuti con l’ex consulente della Lega, rivelatosi poi socio di Vito Nicastri. Cordaro ammette che il collega Pierobon lo sollecitò «più volte», precisando anche che i ritardi lamentati da Arata «a suo dire (di Pierobon, ndr) erano tipicità siciliane, mi parlò di best practice. Io tagliai corto, senza entrare nel merito, e gli dissi che ci stavamo lavorando. Vidi un’insistenza di Pierobon che non considerai però legata a un interesse personale ma al suo approccio alle cose».
Ma Cordaro porta alla luce anche un altro episodio in cui avrebbe incontrato Arata, questa volta tra i corridoi dell’Assemblea Regionale, più precisamente davanti l’ingresso di sala d’Ercole. Anche in questa occasione Cordaro tira in ballo Pierobon, raccontando di averli incontrati insieme. «Non ricordavo chi fosse – ha detto in sede di audizione -, né quali fossero i progetti di cui mi aveva parlato. Lui mi guardò sbalordito e lo stesso fece Pierobon. Lo congedai velocemente e gli dissi che gli avrei fatto sapere».
Cordaro era a conoscenza dei rapporti tra Arata e Nicastri? «Mai nessuno – risponde – mi ha detto nulla di Nicastri. So che a qualcuno è stato riferito. Evidentemente non è stato ritenuto opportuno riferirlo a me». Parole che ancora una volta sono sembrate quasi delle stilettate, indirizzate questa volta al collega con delega alle Attività Produttive Mimmo Turano, ascoltato ieri in antimafia.
Ma oltre all’«insistenza» di Pierobon, Cordaro definisce Arata alla stregua di «uno stalker». «Si presentò a me in qualità di responsabile nazionale per il centrodestra per le energie e l’ambiente, destando in me qualche sospetto legato al fatto che oggi un centrodestra unito in Italia non c’è per cui non capii il suo approccio – mette a verbale l’assessore al Territorio -. Mi chiese che questi due progetti (gli impianti di biometano a Calatafimi e Francofonte, ndr) non venissero assoggettati alla procedura Via per poter andare direttamente all’assessorato all’Energia. Considerate che in queste procedure ho la fortuna, e lo dico in senso ironico, di dover apporre l’ultima firma, in quanto autorità ambientale. Rimasi deluso dal fatto che a propormi quell’iniziativa fosse stata una persona che si era presentata come un luminare della materia. In ogni caso dissi che mi sarei informato e lo congedai». Da Cordaro però arrivò un rifiuto e ciò, nella sua ricostruzione dei fatti, gli avrebbe fatto avvertire una «sensazione di solitudine, se è vero come è emerso che tutti incontravano Arata per bypassare il mio no».
L’ultimo contatto tra Cordaro e Arata sarebbe avvenuto il giorno successivo a una telefonata alla quale l’assessore non rispose. Era il 27 novembre 2018, quando il responsabile al Territorio riceve un sms: «Caro Cordaro – si legge – come responsabile nazionale del centrodestra per ambiente ed energia avrei gradito istituire un rapporto personale di reciproca collaborazione. Non so se ti è noto, ma sto cercando insieme al governo nazionale di far confluire in Sicilia il più grande investimento estero in materia infrastrutturale nelle materie di mia competenza. Debbo dire che nonostante molti amici comuni, sei l’unico assessore italiano con cui incomprensibilmente non riesco a comunicare e che non mi risponde». Firmato, professore Paolo Arata.
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